Ci invia questa riflessione don Paolo Tondelli, vicario parrocchiale nell’unità pastorale “Padre Misericordioso” di Reggio.
In questi giorni le cronache si sono riempite d’interventi riguardo i casi di violenza da parte di studenti nei confronti dei professori. La questione merita sicuramente tanta attenzione. I titoloni altisonanti con i quali vengo descritti non aiutano a esserne correttamente informati, così come le letture parziali degli avvenimenti o l’uso improprio di termini (ad esempio bullismo) per la situazione.
Capita spesso che letture superficiali siano alla portata di tutti, mentre occorre un’attenzione diversa. Accanto a provvedimenti e punizioni che non sono io a dover valutare, occorre che gli adulti coinvolti avviino un percorso che li porti a individuare il perché di quanto avvenuto. È un percorso non semplice, ma necessario perché gli interventi da porre in essere possano mantenere una reale portata educativa.
Io incontro tanti ragazzi, hanno cammini diversi alle spalle, ho imparato che non si può generalizzare. Conosco adolescenti con dentro una grande forza che li spinge in avanti, ma che incontrano anche la fatica e la paura di essere giudicati e da qui il nascere di un senso di vergogna che pervade le loro vite. La paura di non farcela, di non essere capaci, di non essere accolti e compresi li può portare a passare periodi di perdita di speranza, un progetto futuro che diventa sempre più buio, con la paura di deludere gli altri cominciando da chi ha avuto fiducia di loro.
Ci sono anche giovani tristi, non per nascita, ma per via di cause esterne (ad esempio problemi sentimentali) o interne (ad esempio questioni legate alla crescita), che ovviamente non sempre sembrano tali, ma che dentro ribollono.
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