Dal Libano tante domande

Dopo un recente viaggio nel campo dei profughi siriani

Dal 3 al 6 aprile Marco della Caritas diocesana e suor Teresa Cristina delle Case della Carità si sono recati a Tel Abbas, campo profughi al Nord del Libano, in visita alle famiglie siriane seguite dagli operatori di Operazione Colomba della papa Giovanni XXIII. Suor Teresa Cristina ha scritto una riflessione e un breve resoconto del viaggio, che siamo lieti di condividere con i nostri lettori.

Tanti volti in poco tempo
In circa 60 ore di permanenza sul suolo libanese – poco più di 2 giorni – ho incontrato tanti volti, tante storie, tanta sofferenza, ma anche tanto desiderio di vita, i racconti di tanta violenza, ma anche tanto bene seminato gratuitamente a piene mani.
Ho avuto la possibilità di comprendere un po’ di più cosa ci sta dietro al conflitto siriano e le conseguenze che ha lasciato e che lascerà ancora per tanto tempo nella vita di milioni di persone. Ho potuto chiarirmi in cosa consistono realtà di cui conoscevo l’esistenza, ma in modo molto superficiale: Operazione Colomba, Corridoi Umanitari, presenze ecclesiali in Libano e presso i profughi, interventi Onu; ma soprattutto mi sono resa conto di quanto sia profonda la mia ignoranza in proposito e di quanto una maggior conoscenza sia di aiuto ad entrare nei problemi che stanno schiacciando tante persone e ad interrogarmi sulle possibilità che potremmo sfruttare per accompagnare queste persone ad affrontare ciò che ogni giorno ostacola il loro cammino di vita.

Ma come raccontarlo a chi, come noi, è lontano migliaia di chilometri, a chi ogni giorno deve già affrontare tante difficoltà legate al lavoro, alla salute, alle relazioni, a chi è spaventato per un futuro che viene dipinto pieno di ‘pericoli’ per l’invasione che, ci dicono, stiamo subendo?!
Mi sembra poi di aggiungere solo dei nomi a una lista già lunghissima di situazioni di sofferenza, di sfruttamento, di violenza, di ingiustizia, di persecuzione. Oltre alle storie che magari incontriamo nel nostro vivere quotidiano, ci sono i racconti che ci raggiungono dal Congo, dal Centrafrica, dal Sudan, dal Ciad, dalla Somalia, dalla Nigeria, dalla Libia, dal Pakistan, dallo Yemen, dalla Corea, dalla Birmania, dal Venezuela, dal Brasile, dal Messico…

Tante domande, poche risposte
Arrivano alle mie orecchie le domande di tanti: chi ascoltare? A chi fare spazio? Tanti sono già arrivati tra noi! Non ce ne stanno più… non chiedeteci di accoglierne altri! Non ce la possiamo fare! è davanti a questa affermazione che penso dobbiamo fermarci e provare a riflettere insieme.
‘Non ce la possiamo fare’… ma a ‘fare’ che cosa? A risolvere i loro problemi, che in realtà nemmeno conosciamo? Ad offrire loro la possibilità di uno stile di vita come il nostro? Ma è davvero così appetibile? è davvero rispettoso dell’umanità che ci è stata donata e che tutti dovremmo custodire? Non ce la possiamo fare ad accompagnarli in una giusta integrazione! Ma perché? Quanto siamo disposti a perdere perché qualcuno possa vivere e sperare in un futuro?

Continua a leggere l’articolo su La Libertà del 25 aprile



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