La teologia? Può essere «pop»

È appena uscito il libro «Hai un momento Dio? Ligabue tra rock e cielo» (Ancora editrice) con la prefazione scritta dall’arcivescovo Matteo Zuppi

Davanti a questo articolo, è facile prevederlo, qualcuno leggerà d’un fiato, qualcun altro arriccerà il naso. Ma partiamo dall’autore. Lorenzo Galliani (Bologna, 1985) è un giornalista e collabora con Avvenire e Verona Fedele. Ha pubblicato due volumi dedicati all’incrocio tra sport e fede: Un assist dal cielo (2014, prefazione di Dino Zoff) e René Pontoni. Il calciatore preferito di papa Bergoglio (2016). Laureato in Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano, Galliani studia all’Istituto superiore di Scienze religiose di Bologna e nel febbraio 2017 ha concluso il percorso triennale discutendo una tesi sulle tematiche religiose nelle canzoni del Liga nazionale, il notissimo cantautore di Correggio.
Apriti cielo. “Bologna, si laurea in Teologia con una tesi su Ligabue”, titolava il mese dopo l’edizione bolognese di Repubblica. Il tam- tam che ne scaturì sui social network accese il dibattito pubblico sull’accostamento, per molti irriverente, fra il rocker emiliano e la religione.
Eppure si parla molto di Chiesa in uscita e capita spesso di trovarsi immersi in un concerto rock, in un’opera teatrale o in una qualsiasi opera d’arte, non necessariamente a sfondo biblico, e scoprire anche lì frammenti di spiritualità. Il contesto in cui si inserisce la ricerca dell’autore di quella tesi, dal 17 aprile in libreria sotto il titolo “Hai un momento Dio? Ligabue tra rock e cielo” (Ancora, 104 pagine, 14 euro), è quello della cosiddetta “teologia pop”, in cui, pur non presentando veri e propri spunti teologici diretti, si aprono orizzonti nuovi su Dio e il mondo religioso attraverso la lente della cultura contemporanea. In questo senso, il Liga appare costantemente in dialogo con il cielo e con un Dio dal volto umano, anche quando critica con parole dure la Chiesa: a testimoniarlo decine di citazioni dal suo canzoniere e dalle interviste rilasciate in trent’anni di carriera. Il suo non essere cattolico, secondo Galliani, nulla toglie alla profondità dei testi, alle intuizioni e riflessioni che affiorano nei successi che migliaia di giovani ascoltano e cantano.
Per dirla con l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, che firma la prefazione, “In ogni uomo c’è il desiderio, cioè la domanda delle stelle, del cielo. Si esprime in tanti modi. Ligabue con la sua profondità ci aiuta a comprenderlo in maniera così personale, a cantarlo con parole che sentiamo istintivamente vicine. Sì, perché nel profondo di ogni uomo è posta la nostalgia di Dio. Lorenzo e Ligabue ci aiutano a capirla, a cantarla”.
Tra la pagine l’analisi dei testi di Ligabue si sviluppa per temi, pur nella consapevolezza che si tratta di una lettura parziale, con il rischio di perdere lo sguardo d’insieme insito in ogni operazione di ‘smontaggio’. Lungi dal voler costruire un “santino” di Ligabue, Lorenzo Galliani ha fatto un lavoro accurato sulle parole di brani più e meno celebri: “Nelle canzoni del Liga – dice – c’erano ‘miliardi di mondi’, e veniva davvero voglia di saltarci dentro”.
Lo abbiamo raggiunto alla vigilia dello sbarco in libreria.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 25 aprile

 

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