Amicizie speciali

Il primo caso di colloquio “detenuto-cane” risale al 1986 e vide protagonisti, negli anni di piombo, Sergio Segio, leader di prima linea, e il suo Pastore Tedesco Igor. L’incontro avvenne nel cortile dell’aula bunker di Milano, dove era in corso il processo.

Sono numerosi i progetti che vedono l’impiego dei cani come terapisti d’eccezione negli istituti carcerari (pionieri gli USA negli anni ’80).

Lo scambio reciproco vede coinvolti cani detenuti in strutture sovraffollate, che vengono accolti e curati da chi ha commesso un reato e sta scontando una pena (con l’appoggio e la guida di un educatore cinofilo).

In alcuni casi è previsto un piccolo stipendio (come per i lavori di cucina e pulizia), ma il vantaggio non è  certo economico!

Cani sfortunati incontrano persone con storie difficili ed è una seconda possibilità per entrambi: ognuno beneficia del rapporto esclusivo che si crea, rendendo possibile un avvenire migliore.

I detenuti imparano ad essere più controllati, entrano in gioco atteggiamenti di riflessione, responsabilità, risocializzazione, importanti nel percorso riabilitativo. L’obiettivo è anche di trasmettere nozioni di cultura cinofila come l’addestramento, l’accudimento o la toelettatura, rivalutando il luogo e il tempo della detenzione, anche con l’acquisizione di competenze professionali (senza contare il beneficio dell’attività fisica all’aperto).

Questi progetti si focalizzano sul rapporto cane-detenuto: un beneficio per l’animale che esce dal canile e impara a relazionarsi con l’essere umano, per essere poi introdotto in una famiglia, e per la persona che impara a conoscere meglio se stessa, a domare eventuale aggressività e a relazionarsi meglio con gli altri.

Sono iniziative con forti connotazioni terapeutiche e comportamentali, ma anche un lato solidaristico. Gli effetti immediati sono: rinforzo personale (anche in termini di affettività), aumento della sensibilità, dell’autostima, responsabilizzazione e migliore comunicazione. Si costruisce uno stato d’animo positivo, di benessere.

Alcune strutture carcerarie preparano i detenuti a fare volontariato presso i canili: i corsi prevedono la  presenza di veterinari, istruttori cinofili, toelettatori ed educatori, per insegnare le nozioni di base per la gestione di un cane. I detenuti paragonano le loro emozioni e le loro difficoltà a quelle dei cani nel canile, entrano in empatia con loro sentendosi accomunati dalla privazione della libertà.

Il lavoro svolto con i cani riduce gli episodi di violenza, il senso di isolamento e di solitudine, migliora i legami sociali per umanizzare l’ambiente carcerario. Spesso allevia la depressione dovuta alla privazione degli affetti, attraverso un legame affettivo con l’animale, stabile e duraturo. Nel tempo aumentano pazienza, tolleranza e autocontrollo, riducendo l’impulsività.

Lo scopo di queste iniziative è di incoraggiare uno stile di vita positivo e ridare valore a se stessi e all’amore per il prossimo…. in una parola: riscatto!!

Per commentare la rubrica scrivi a valeria.manfredini@laliberta.info

 

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