Pasta e Pita di Pace, il racconto del viaggio nei Balcani

Si è concluso il progetto “Pasta e Pita di Pace”, il viaggio nei Balcani di Mani in Pasta ed Iscos Emilia Romagna, dal 3 all’8 aprile, che ha visto diverse tappe d’incontro, laboratori gastronomici e testimonianze. 

L’iniziativa, che è stata presentata ufficialmente in Comune a Reggio Emilia il 29 marzo, alla presenza dell’assessore alla Città internazionale del Comune di Reggio Emilia Serena Foracchia, si inserisce nel quadro di un più ampio percorso di memoria e ricostruzione storica del conflitto che, negli anni Novanta, ha colpito il Paese balcanico.

Il gruppo era formato da: Andrea Cortesi (Direttore ISCOS E.R.), Francesco Bini (CISL Emilia Centrale), Ann Osaremien, Elena Stefana, Joy Francisca e Francesco D’Orsa per Cooperativa Sciale Madre Teresa (Laboratorio Mani in Pasta), Debora Malaponti (Associazione Bosnia oltre i confini – Piacenza).

Riportiamo di seguito il racconto del viaggio di Francesco D’Orsa e Andrea Cortesi:

È ancora primavera in Bosnia-Erzegovina. È grazie al coinvolgimento di ISCOS Emilia Romagna che il progetto Mani in Pasta, dopo alcune esperienze sul territorio nazionale, è andato oltre i confini, in particolare in Bosnia Erzegovina.

Ad attenderci al nostro arrivo a Konjević Polje, abbiamo trovato le donne dell’Associazione Jadar con i loro sorrisi e le braccia aperte per un abbraccio di benvenuto. La tavola imbandita di abbondanti portate ha reso conviviale da subito la conoscenza fra le delegazioni internazionali. Nei giorni trascorsi a Konjević Polje siamo stati ospitati da una famiglia musulmana composta da padre, madre e 5 figli. In particolare, il padre ci ha intrattenuto, la sera, di rientro dalle attività con i suoi racconti da reduce, da sopravvissuto del genocidio di Srebrenica (1995), di come è sopravvissuto scappando e trascorrendo diverse settimane nascosto nei boschi e sulle montagne in fuga dai militari e paramilitari (e dai cani) serbo-bosniaci di Mladić.

Per meglio comprendere, vedere, ascoltare e, quindi, capire le ragioni di ciò che al mattino si svelava ai nostri occhi, abbiamo trascorso il primo giorno recandoci in alcuni luoghi della Memoria come il Memoriale di Bratunać dove abbiamo incontrato i sopravvissuti ai campi di prigionia del 1992 testimoni delle atrocità commesse durante la guerra, rimanendo in silenzio davanti a tanta inspiegabile vergogna e odio taciuti per troppo tempo. Le steli cimiteriali cercano luce e giustizia ovunque. Le immagini nei luoghi della memoria ci trasmettono in modo immediato una vertigine profonda oltre ogni considerazione.

Il 5 aprile è stata una giornata davvero speciale: il progetto è entrato nel vivo del laboratorio di gastronomia interculturale con le donne dei villaggi vicini a Srebrenica come Konjević Polje, Skelane, Kravica, ma anche donne di Sarajevo, Zenica, Vareš e Konjić rendendo la giornata gioiosa e… gustosa! Il primo laboratorio tenuto dalle ragazze del Laboratorio Mani in Pasta è stato entusiasmante nelle mani e negli occhi sia di chi insegnava, sia di chi imparava a fare i tortelli di zucca e i tortelli dolci al forno. Proprio i dolci tipici reggiani sono stati il risultato dell’incontro di Pasta e pita di pace perché i tortelli sono stati riempiti con la marmellata di lamponi e more tanto rinomata tra le produzioni agricole locali e di eccellente qualità!

La mattina del 6 aprile l’abbiamo dedicata alla visita al Memoriale del genocidio di Srebrenica a Potočari, una visita difficile e dura, tanto più se accompagnati dalla nostra Ifeta di Jadar che ci ha raccontato la sua particolare storia, quella della sua famiglia sfollata a Srebrenica e vittima del genocidio. Ci ha raccontato, ancora con le lacrime agli occhi dopo oltre 20 anni, di quando si è trovata di fronte a Mladić che distribuiva le caramelle ai bambini che cercavano protezione nel compound dei caschi blu dell’ONU a Potočari, prima di iniziare la mattanza indiscriminata.

Dopo la visita, siamo tornati al laboratorio con il secondo scambio: impariamo a preparare insieme la pita. Mani in pasta che si uniscono, insieme impastano, stendono, riempiono e parlano nei piccoli gesti della cucina, che è cultura, tradizione, quotidianità, vita. Anche in questa seconda esperienza si è percepita la bellezza del fare insieme, del contaminarsi per offrire il meglio e trasmettere i segreti della cucina tipica. 

Tutte le foto del viaggio su flickr: https://www.flickr.com/photos/coopmadreteresa/

Ad omaggiare la nostra presenza ma ancor più lo slancio e la capacità d’inclusione e dialogo delle donne delle associazioni promotrici, capaci di aggregare donne dai villaggi limitrofi e non solo, è stata la visita delle istituzioni locali del Comune di Bratunac e Srebrenica, e soprattutto del Vicepresidente della Repubblica Serba di Bosnia.

Dopo i saluti, emozionanti e sorridenti, partiamo per Sarajevo, la meraviglia dei Balcani, la città dell’assedio più lungo della storia moderna, che proprio quel giorno festeggiava la sua giornata, la sua liberazione dal controllo nazifascista della Seconda Guerra Mondiale inaugurando la storica funivia che porta al monte Trebević. Sabato mattina abbiamo incontrato Nicola Minasi l’Ambasciatore italiano in Bosnia-Erzegovina al quale abbiamo raccontato la nostra esperienza e tratteggiato ipotesi future per rafforzare questi interscambi tra Bosnia e Italia. Nel pomeriggio a  Zenica, per il secondo laboratorio con le donne del Centro dei diritti delle donne, nel ristorante del centro commerciale del centro, anche qui splendida accoglienza e grande partecipazione per vedere come si preparano i tortelli di zucca e con le erbe.

Oltre alle tante persone sorridenti sono le hajr, le fontane della vita e della Memoria, costruite dalle singole famiglie in ricordo dei cari scomparsi e uccisi durante la guerra, ad averci accompagnato lungo le strade, anche quelle più inerpicate, e a ricordarci che la primavera sta cercando di fiorire in Bosnia-Erzegovina, ancora una volta”.

Francesco D’Orsa
Responsabile Ufficio Progettazione Sociale Coop. Madre Teresa
Andrea Cortesi
Direttore ISCOS Emilia Romagna

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