“La gioventù non esiste, esistono i giovani”. I loro volti, i loro sguardi, le loro storie, i loro dubbi, le loro illusioni, la loro audacia nell’affrontare il futuro con coraggio e parresìa. È all’insegna della concretezza e della volontà di ascolto il discorso, in gran parte pronunciato a braccio, con cui il Papa ha aperto il pre-Sinodo dei giovani che si è svolto in Vaticano dal 19 al 24 marzo. 300 ragazzi da tutti i continenti si sono confrontati per una settimana per elaborare un documento che diverrà parte integrante – come ha garantito lo stesso Francesco – dell’appuntamento di ottobre.
La faccia tosta, il coraggio, la capacità di ridere e di piangere, persino i tatuaggi trovano posto nelle parole del Papa, che dopo le testimonianze dei rappresentanti dei cinque continenti ha dialogato ancora a braccio rispondendo ad altre domande dei giovani su argomenti come la tratta, il discernimento, le insidie del mondo digitale, le malattie da evitare nella Chiesa. Che solo con i giovani non invecchia ed è in grado di trovare un antidoto alla logica velenosa del “si è sempre fatto così”.
“Nei momenti difficili il Signore fa andare avanti la storia con i giovani”, dice Francesco citando la vicenda di Samuele. I giovani non hanno vergogna. Hanno più forza per ridere, anche per piangere. Francesco rifiuta con decisione una lettura semplicisticamente sociologica dell’universo giovanile: “Esistono storie, volti, sguardi, illusioni, esistono i giovani”.
Parlare della gioventù è facile, basta procedere per astrazioni o percentuali: la via maestra è invece quella di seguire i giovani, che certo “non sono il Premio Nobel della prudenza”. “Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi a distanza di sicurezza, così da non farsi provocare da voi”, il monito: “Ma non basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche. I giovani vanno presi sul serio!”.
Leggi tutto l’articolo di Maria Michela Nicolais su la Libertà del 28 marzo