Non so se lo psicanalista l’abbia già fatto, ma la prima cosa da chiedere ai pazienti sarebbe quella di consegnargli il proprio cellulare! Quante cose racconterebbe di noi… della vita, delle abitudini, delle manie, delle nevrosi, degli affetti, della vita sociale, delle inclinazioni sessuali, dei vizi e delle virtù, degli interessi, delle aspirazioni, delle invidie, dei sogni, della fede, delle paure, delle proprie opinioni.
A pensarci bene servirebbe anche a noi stessi osservare, talvolta, e con distacco, il proprio cellulare, perché aiuterebbe a conoscersi meglio. Forse condurrebbe a prendersi un po’ in giro, a fare un po’ di autocritica e ironia… o a renderci consapevoli di quanta povertà, leggerezza e futilità siano riempite le ore dei nostri giorni. Di certo, il cellulare parla di noi più di quanto potremmo noi stessi raccontare a qualcuno, anche a un amico, al coniuge, o allo stesso psicanalista.
Oggi sarebbe questo lo strumento al quale la bellissima regina chiederebbe: “Specchio, specchio delle mie brame…”. E le risposte che potrebbe ottenere sarebbero stupefacenti! Come in realtà lo sono quelle che ciascuno di noi trova rivolgendosi a questo specchio magico da cui è impossibile ormai separarsi. E lo è davvero magico, poiché realmente in grado di riflettere il nostro vero volto, la nostra coscienza e anche perfino il proprio inconscio.
Leggi tutto l’articolo di Mario Colletti su La Libertà del 21 marzo