Otto anni di guerra in Siria

Il nunzio Zenari: «I disastri più gravi sono quelli che non si vedono»

“Oggi la Siria è come quel povero viandante che scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo percossero e derubarono, lasciandolo mezzo morto sul ciglio della strada fino a quando non venne soccorso da un samaritano che lo portò ad una locanda perché fosse curato”. Si rifà alla parabola evangelica del Buon Samaritano, il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, per descrivere la situazione del Paese mediorientale scosso da una guerra che proprio in questi giorni entra nel suo 8° anno.
Dal 2009 in Siria, dopo essere stato in Sri Lanka e Costa d’Avorio, Paesi anch’essi segnati da guerre civili, il cardinale Zenari, che si definisce un “nunzio in mimetica”, in questi giorni è in Italia per lanciare il suo progetto “Ospedali Aperti” pensato per dare cure gratuite ai siriani più indigenti. Un’occasione anche per fare il punto sulla guerra.

Sembrano lontane le proteste pacifiche iniziate il 15 marzo 2011 e represse duramente dal regime quarantennale della famiglia Assad. Il conflitto armato interno che ne è seguito – con l’ingresso in campo di potenze regionali (Israele, Arabia Saudita, Turchia, Iran e Hezbollah libanesi) e internazionali (Usa e Russia), cui va aggiunta la presenza armata jihadista, qaedista e dello Stato islamico – si è rapidamente trasformato in “una vera e propria guerra per procura” con numeri impietosi cresciuti ogni anno di più. La lotta al terrorismo è stata usata da queste potenze come cavallo di Troia per nascondere le loro mire espansionistiche nella regione.

Leggi tutto l’articolo di Daniele Rocchi su La Libertà del 21 marzo

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