Aldo Moro, un pensiero attualissimo: ecco perché «non possiamo disperare»

In questi giorni si stanno svolgendo significative celebrazioni, a partire dalla bella iniziativa del Liceo Moro di Reggio Emilia, su quello che mi pare giusto definire il “martirio di Aldo Moro”, che nasce dalla dolorosissima e tragica vicenda nazionale del suo rapimento e della sua barbara uccisione per mano delle cosiddette “brigate rosse”. Lo scrivo in minuscolo proprio per una condanna morale e politica totale e senza sconti da parte mia per questi uomini che, purtroppo, oggi vengono inopinatamente alla ribalta sui giornali e tv, quando dovrebbero stare in silenzio e vergognarsi infinitamente del male che hanno fatto!
La vicenda la conosciamo tutti: il 16 marzo 1978 un commando delle Brigate Rosse rapì a Roma in via Fani il presidente della Dc Aldo Moro e uccise a colpi di arma da fuoco i cinque uomini della sua scorta (Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Francesco Zizzi, Raffaele Jozzino e Giuliano Rivera); Moro fu poi assassinato il 9 maggio, dopo 55 giorni di prigionia.

Credo che ci sia ancora un grande desiderio, a 40 anni di distanza, di onorare la memoria dello statista pugliese, per tante ragioni. La tragedia del terrorismo e degli anni di piombo, il dramma pubblico di Aldo Moro, l’attualità del suo pensiero sono al centro di molte riflessioni che si stanno facendo nuovamente in questa delicata fase politica e sociale del nostro Paese.
Il 9 maggio è stata giustamente istituita la “Giornata in ricordo delle vittime del terrorismo”, cioè di coloro che sono stati oggetto delle barbarie del terrorismo di ieri, ma anche di quello – purtroppo- di oggi, pure se di diversa origine e provenienza.

Leggi tutto l’articolo di Luigi Bottazzi su La Libertà del 21 marzo

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