Dalla parte di Euridice

Il mito di Orfeo

Il mito di Orfeo ed Euridice è uno dei miti greci più misteriosi e problematici.
All’inizio c’è Orfeo, figlio di Apollo e della Musa Calliope, innamorato della sposa Euridice. Ma Euridice, nel fuggire il pastore Aristeo che si è invaghito di lei, calpesta una vipera e muore. Orfeo la va a cercare fino agli Inferi. Scende nel mondo dei morti, col suo canto seduce i Guardiani e prega – in nome dell’amore – Ade e Persefone di restituirgli la sposa. Il re e la regina dei morti, conquistati dal suo coraggio e dal suo canto, decidono di accontentarlo a una condizione: che Orfeo non si giri a guardare Euridice fino a quando non siano emersi alla luce.
Ebbene, prima di avere raggiunto la superficie e la luce, Orfeo si gira a guardare Euridice e, di conseguenza, la perde per la seconda volta e definitivamente. È questo ovviamente il punto critico del racconto. Perché Orfeo si gira a guardare Euridice? È mai possibile che egli non sappia resistere alla tentazione? È mai possibile che non sappia attendere per pochi minuti?

Sono possibili due risposte: 1. Orfeo si gira perché non crede o almeno dubita che Euridice lo stia davvero seguendo. Se Euridice non lo sta seguendo, allora gli dei della morte lo hanno ingannato per liberarsi di lui o per ridere alle sue spalle. 2. Orfeo si gira perché non resiste al desiderio di guardare Euridice. E cioè lo stesso desiderio che lo ha portato a ritrovarla lo induce adesso a perderla.
In ogni caso, il mito magnifica la potenza dell’arte, ma ne mostra anche i limiti. L’arte può evocare i morti, ma non può farli risorgere: la seconda vita che essi potranno vivere è fatta di parole, di suoni o di colori, di memoria potenziata dall’immaginazione, ma non di carne e di sangue. Il mito, ancora, sottolinea la connessione fra l’arte e l’amore giacché l’arte ha bisogno dell’amore: l’amore per Euridice, certo, ma anche l’amore per tutte le cose che, grazie a lei, assumono un senso e senza di lei si svuotano di splendore.
Infine, Orfeo, che è rimasto fedele al ricordo di Euridice, viene fatto a pezzo dalle Baccanti. Ma la testa di Orfeo continua a cantare e a cantare la sposa perduta: infatti l’opera d’arte sopravvive all’artista e con lei sopravvive chi la ispirò – Euridice.

Leggi tutto l’articolo di Antonio Petrucci su La Libertà del 14 marzo

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