Baroni e il diaconato permanente

Un ricordo quarant’anni dopo la prima ordinazione del 1978

Assieme ai miei confratelli diaconi permanenti, a 40 anni dalla nostra Ordinazione avvenuta il Giovedì Santo del 23 marzo 1978, siamo qui a ricordare con gioia e grande riconoscenza il vescovo Gilberto Baroni; monsignor Baroni, l’allora cardinale di Torino Michele Pellegrino e quello di Napoli Corrado Ursi, illuminati dallo Spirito Santo, furono i primi a seguire quanto il Concilio Vaticano II aveva decretato per la restaurazione del diaconato permanente in Italia.
A dire il vero, il primo, in senso assoluto, a percorrere questa strada fu proprio il vescovo Baroni.

Accanto a lui, don Dino Torreggiani e don Giuseppe Dossetti hanno giocato un ruolo fondamentale nell’esplicitare con forza e chiarezza questa chiamata del Signore per la diocesi di Reggio Emilia. Nessun vescovo si è speso con maggior determinazione nel far sì che il diaconato permanente fosse compreso in maniera così “diffusiva”. Collaboratori d’eccezione, per mandato specifico, don Alberto Altana e quattro aspiranti diaconi: Osvaldo Piacentini, Lorenzo Tagliaferri, Gian Paolo Cigarini e Oreste Ferrari.

Figura già molto conosciuta in ambito ecclesiale, e non limitatamente all’ambiente bolognese, il vescovo Baroni emergeva per la sua non comune statura spirituale, umana e magisteriale, per aver saputo creare una forte paternità spirituale, per l’indiscussa e forte tensione verso la Parola di Dio, per il grande senso della Chiesa e della sua missione che, a partire dal Concilio Vaticano II, volle concretizzare vivamente nella sua Diocesi secondo lo spirito conciliare. A questo si aggiungeva un profondo spirito di preghiera, con uno spiccato amore alla liturgia, accompagnati da una concreta capacità di governo non disgiunto dalla capacità di coinvolgimento dei vari collaboratori.
La Diocesi reggiana nei sacerdoti don Dino Torreggiani, don Alberto Altana, don Mario Prandi e in un secondo tempo don Pietro Margini si era già dimostrata sensibile al ministero diaconale e con le intuizioni di don Dino anticipava grandemente la questione del diaconato permanente all’interno della Chiesa, visto come necessità di far riscoprire e vivere quella “carità del Vescovo” che, lentamente, nei secoli, aveva subìto una certa involuzione.

Leggi tutto l’articolo di Giovanni Spaggiari su La Libertà del 7 marzo



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