Proposte di Confindustria per il futuro Governo del Paese

Creare più occupazione per una società inclusiva, con le precondizioni di una maggiore crescita economica e minore debito.

È l’obiettivo delle proposte degli imprenditori dell’Emilia-Romagna agli elettori e ai candidati alle elezioni del 4 marzo.

Lo hanno dichiarato in un incontro stampa a Bologna il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari insieme ai Presidenti di Confindustria Emilia Area Centro Alberto Vacchi, dell’Unione Parmense degli Industriali Alberto Figna, di Unindustria Reggio Emilia Mauro Severi, di Ance Emilia-Romagna Stefano Betti e al Past President di Confindustria Ceramica Alfonso Panzani.

Gli industriali emiliano-romagnoli rilanciano sul territorio il “Progetto Paese” che Confindustria ha presentato alle Assise di Verona del 16 febbraio, frutto del confronto con oltre 10 mila imprenditori e di 14 tappe su tutto il territorio nazionale, tra cui il 7 dicembre scorso a Bologna.

Queste proposte sono condivise dagli imprenditori dell’Emilia-Romagna, seconda regione industriale d’Italia, che nel 2017 ha avuto il primato di crescita del Pil insieme alla Lombardia (1,8%) e il saldo commerciale più alto tra tutte le regioni italiane (17,7 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2017).

Si tratta − afferma il Presidente regionale Pietro Ferrari di un programma di sviluppo di medio-lungo periodo che guarda non solo all’appuntamento elettorale, ma si rivolge al futuro Governo del Paese, nell’auspicio che possa emergere un quadro stabile per i prossimi 5 anni. Le nostre proposte si occupano non degli interessi specifici dell’industria, ma dell’interesse superiore del Paese. In queste settimane, invece, abbiamo assistito a dibattiti elettorali spesso sterili. Per prendere qualche voto in più abbiamo visto la politica fare “marketing” elettorale, allontanando il dibattito dai temi dell’impresa e dell’occupazione che invece richiedono ragionamenti, proposte e programmi a medio-lungo termine”.

 

Il Paese − hanno affermato i rappresentanti degli industriali − ha bisogno di una politica ragionata, per percorrere la strada stretta ma obbligata che dà sviluppo e occupazione, ma nel contempo abbassa il debito pubblico. E non si può ogni volta mettere in discussione quanto di buono è stato fatto prima, dal Jobs Act al Piano Industria 4.0”.

 

Per questo gli industriali dell’Emilia-Romagna sono convinti che le competenze di chi sarà chiamato a governare siano fattori essenziali per governare il Paese in una fase complessa e delicata come l’attuale.

Dopo le elezioni apriranno un dibattito con il Governo a livello nazionale, e con i parlamentari eletti in Emilia-Romagna: un dibattito fatto di confronto serio su proposte concrete, basato sui numeri, sulle risorse e sugli effetti che le politiche possono generare sulla crescita e sull’occupazione.

Tre missioni-Paese con effetti quantificati sull’economia reale, tre attori principali, sei assi prioritari d’intervento:  questa è la sintesi della proposta di Confindustria.

I  tre  attori sono l’Europa, le imprese, le istituzioni a tutti i livelli di governo,  e  le 3 missioni-Paese sono:  un’Italia che include, attraverso la creazione di opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani; un’Italia che cresce, di più e in modo costante; un’Italia che rassicura, con il graduale rientro del debito pubblico.  Dovranno svilupparsi lungo 6 assi d’intervento:  Italia più semplice ed efficiente −  Prepararsi al futuro: scuola, formazione, inclusione giovani − Un Paese sostenibile: investimenti assicurazione sul futuro  −  L’impresa che cambia e si muove nel mondo −  Un fisco a supporto di investimenti e crescita e che premia le imprese −  Europa miglior luogo per fare impresa.

 

L’Europa − conclude il Presidente di Confindustria E-R Pietro Ferrari ha un ruolo fondamentale nelle politiche per lo sviluppo, specie per una regione come la nostra profondamente europea nella propria dimensione economica e sociale. Come industriali emiliano-romagnoli abbiamo una preoccupazione sul futuro delle politiche di coesione e sul bilancio europeo post 2020. Ci sono in gioco le risorse con cui le Regioni europee finanziano le proprie politiche per la formazione, gli investimenti e l’innovazione.   Il Governo del Paese deve essere capace di far valere le proprie ragioni e gli interessi nazionali in un negoziato che sarà certamente difficile e complesso. Le notizie che arrivano in questi giorni da Bruxelles, invece, sono tutt’altro che rassicuranti”.

 

SINTESI DELLE PROPOSTE DEL SISTEMA CONFINDUSTRIA

 

  1. ITALIA PIÙ SEMPLICE ED EFFICIENTE

con una rinnovata attenzione ai tempi di realizzazione delle cose che si decidono di fare. Burocrazia frenante, eccesso di regole, processi decisionali farraginosi, giustizia lenta, infrastrutture insufficienti e di difficile realizzazione sono i nodi ancora da sciogliere – nonostante alcuni progressi fatti – e occorre passare da uno Stato mero erogatore di servizi a uno Stato promotore di iniziative di politica economica. In questo contesto si inquadra la proposta di assegnare una funzione redistributiva alla spesa pubblica attraverso la compartecipazione dei cittadini ai servizi offerti in modo progressivo rispetto a reddito e patrimonio.

 

  1. PREPARARSI AL FUTURO: SCUOLA, FORMAZIONE, INCLUSIONE GIOVANI

per un più facile ingresso nel mondo del lavoro. Dalla maggiore autonomia delle scuole al rinnovamento delle Università, al potenziamento degli ITS-Istituti Tecnici Superiori all’alternanza scuola-lavoro, sono molti i suggerimenti del Piano rivolti ad adeguare i percorsi formativi utili ad aumentare le possibilità di trovare un’occupazione.

 

  1. UN PAESE SOSTENIBILE: INVESTIMENTI ASSICURAZIONE SUL FUTURO

nell’ottica di avere un Paese più competitivo e meglio connesso al suo interno e verso l’esterno. La dotazione infrastrutturale non è solo precondizione della crescita, ma svolge anche un ruolo sociale come forte elemento di inclusione nel collegare i territori, le periferie ai centri, le città tra di loro, l’Italia al mondo, dando un maggiore senso di coesione al Paese. Obiettivi che si possono raggiungere solo attraverso un’azione coordinata tra settore privato, istituzioni europee, governo nazionale, regioni ed enti locali.

 

  1. L’IMPRESA CHE CAMBIA E SI MUOVE NEL MONDO

accettando di aprire il capitale, di assumere competenze innovative, magari tra loro distanti per formazione o esperienza, di diventare eccellenti in ogni funzione aziendale, di affacciarsi su nuovi mercati. Alla politica spetta individuare meccanismi di accelerazione dei cambiamenti per incentivarli e premiare le imprese virtuose che rischiano nella trasformazione.  Un processo che genera esternalità positive con ricadute non solo sulla singola impresa e dei suoi dipendenti ma sull’intera collettività.

 

  1. UN FISCO A SUPPORTO DI INVESTIMENTI E CRESCITA E CHE PREMIA LE IMPRESE

che investono, assumono e innovano, diventando fattore di competitività per il Paese. Il graduale aumento della compartecipazione alla spesa, in modo progressivo, sarà precondizione per una riduzione della pressione fiscale e il potenziamento dei servizi pubblici.

Al centro dell’attenzione ci sono imprese e lavoratori con una proposta di riduzione del costo del lavoro che vada a totale vantaggio dei secondi per agevolare lo scambio salari-produttività che ha contribuito alla rinascita industriale della Germania.  Per i giovani al primo impiego resta il totale azzeramento degli oneri per tre anni.

 

  1. EUROPA MIGLIOR LUOGO PER FARE IMPRESA

Istituzione che semplifica la vita dei cittadini supportando lo sviluppo della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione contribuendo anche alla definizione di un quadro macroeconomico stabile.

In Europa, dove l’Italia dovrà giocare un ruolo da coprotagonista, si prevede la nomina di un Ministro delle Finanze indipendente dagli Stati membri che abbia la responsabilità, tra l’altro, di emettere eurobond finalizzati al finanziamento di progetti comuni, e dunque a vantaggio di tutti i Paesi dell’Unione ai fini di una maggiore integrazione.

Un’Europa che sia capace di imporre misure correttive nel caso ci siano scostamenti consistenti dagli obiettivi concordati.  Questo permetterebbe un piano straordinario di investimenti europei per dotare l’Italia (e l’Europa) dell’eccellenza in termini di ricerca, formazione, infrastrutture.

 

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