Che ne sanno i 2000

“Di Battisti e Mogol, del FestivalBar

Ma che ne sanno i 2000

Di quando c’era il walkman

E Fiorello al Karaoke

Dei Nirvana e dei Guns

Della musica dance

Ma che ne sanno i 2000

E di quando alle tre c’era Bim Bum Bam

Del GameBoy e di Blue, da ba dee, da ba daa”

Se avete meno di 30 anni, o se ascoltate molto la radio, l’avete letta cantando: è l’ultimo successo di Gabry Ponte, dj italiano arrivato al successo verso la fine degli anni ’90 con il gruppo dance Eiffel 65 (quelli di “i’m blu da bu di da bu daaaa e dabudidabudaaa”).

La canzone si chiama “Che ne sanno i 2000” e ha fatto un gran successo due estati fa diventando famosissima soprattutto proprio tra chi è nato dopo il 2000.

Io ho avuto l’onore di sentire un’appassionata versione “a cappella” cantata in gita, lo scorso maggio, dalle ragazze della Quinta liceo. Senza base, senza chitarra, si erano messe a cantare a squarciagola inneggiando a Battisti e Mogol, a Bim Bum Bam, al Karaoke di Fiorello con un tale trasporto che sembravano appena arrivate dagli anni ’90 con il desiderio di gridare al mondo la loro bellezza.

Aaaaah che bello…quasi un momento commovente. Poi ho fatto un attimo mente locale “aspetta, ma quand’è che sono nate?” – un rapido calcolo- “hanno la Maturità quest’anno, allora sono del 1998! MA CHE CAVOLO NE SANNO LORO DI BIM BUM BAM??!!!!”

Che ne sanno i ’98 di cosa ne dovrebbero sapere i 2000??? Cosa ne sanno loro degli anni ’90? Di quelle acconciature improponibili, dei telefilm culto, di Solletico, dei Giochi Senza Frontiere, delle audiocassetta….eh? Allora, cari ’98, cosa ne sapete voi?? Cosa ne sapete in più dei 2000, di queste cose? Avrei voluto rompere quel cerchio di gioia e gridare sfoderando l’indice che se ci fosse una meritocrazia almeno per l’età eravamo solo noi prof i detentori del supremo diritto di cantare gli anni ’90!

Insomma, i ’98 che cantavano “che ne sanno i 2000?” non si poteva proprio vedere!

A parte questo episodio di lacerazione interiore, la gita è andata molto bene. I ragazzi hanno poi fatto la maturità e finalmente hanno avuto davvero qualcosa da dire a quegli ignari dei 2000.

Tutta quella passione con cui l’avevano cantata mi aveva colpita. Ehi, ok, in gita sei carico a schioppo e canteresti come un ultras anche la lista della spesa…ma tornata a casa ho iniziato a trovare questo spirito di “che ne sanno i 2000” in altre cose.

Entro su facebook e vedo la pagina “Noi nati e cresciuti negli anni ’90”, accendo la radio e parte “voglio tornare negli anni ’90”, cerco una serata da passare con le amiche e valutiamo se andare a una delle tante (bellissime) feste anni ’90 che spopolano ormai dappertutto…insomma, sembra che in giro ci sia una gran nostalgia di questi anni ’90!

Ma nostalgia di cosa, poi?

Io degli anni ’90 mi ricordo più che altro i vestiti improbabili (può essere che mi abbia segnato per la vita), i giochi delle mie sorelle e quelli sognati che rimanevano nella televisione, il Crystal ball, le scarpe da ginnastica con le luci e poco più…eppure sembrano tutti voler tornare lì!

Oltre alle canzoni e alle serate in discoteca noto in tanti contesti un sentimento di nostalgia per qualcosa che in realtà non si conosce molto o non si è mai vissuto: succede forse a noi giovani e ai giovanissimi con gli anni ’90, succede ai più grandi con epoche che viste da qui sono molto accattivanti e succede -mi sembra- anche ai più vintage con periodi che di nostalgico non dovrebbero proprio suscitare niente.

Si fa fatica ultimamente a respirare un po’ di futuro…capisco che sia difficile con la crisi che non è ancora completamente alle nostre spalle, ma non fa bene a nessuno camminare con la testa rivolta al passato, perché l’unico inevitabile esito è quello di andare a sbattere e l’unica speranza concessa è quella di non farsi troppo male.

Pensiamo ai ragazzi che fanno l’esame di Maturità in questi anni: sono cresciuti con le parole “crisi”, “disoccupazione”, “fuga all’estero” sparati in loop nelle orecchie…che approccio al futuro possono avere? Che sentimenti suscita in loro provare a pensarsi da qui a 10 anni?

Il passato è importante, ma non può essere un macigno che ci leghiamo al collo perché abbiamo paura di andare avanti e soprattutto non possiamo permetterci di scaricarlo sulle schiene più giovani. Tutta questa sfiducia per quello che sarà rischia di avvelenarci, di farci abitare nei nostri ricordi più belli e caldi e di chiuderci dentro sperando che quello che dovrà essere passi in fretta.

Una volta un gesuita ha detto “Il futuro non esiste, esiste l’avvenire”: che bello sapere che il futuro non è un treno in corsa che ci sta venendo addosso, ma una casa che stiamo già costruendo oggi.

Sarebbe bello riuscire a trasmettere un po’ più di fiducia e speranza nei nostri ragazzi, non una speranza cieca, ma operosa e responsabile…un sentimento che ti mette in cammino, per fare tanta strada un passo alla volta!

E allora caro Gabri Ponte, pur essendo una fan tua e della musica tamarra, alla tua “Che ne sanno i 2000” rilancio con il mio concittadino Ligabue, per dire a te e a tutti che “Il meglio deve ancora venire”!!!

Per commentare la rubrica scrivi a iaiaoleari@laliberta.info

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