Che vengano dedicate quasi contemporaneamente in diverse città tre mostre fotografiche a uno stesso autore è sicuramente una notizia, se poi fra le sedi c’è quella della ‘Maison Européenne de la photographie’ di Parigi la notizia è sicuramente importante e, ancora, se l’autore è un autore italiano e potrebbe suscitare qualche prurito a quelli che se non c’è qualche parola di inglese le cose valgono meno, metterebbe altro pepe sulla notizia.

Nino Migliori, Bologna 1926, è sicuramente uno dei più poliedrici artisti italiani. Infatti, fin dai primi anni della sua produzione, affianca alla fotografia realista quella sperimentale, che lo porta ad essere considerato uno dei più interessanti autori che hanno attinto a piene mani da quel movimento, lo Staatliches Bauhaus, che imperversò in Europa fino al 1933, quando la scuola fu definitivamente chiusa dalla Gestapo. Chiudere gli edifici si può, chiudere il cervello e le sue idee no, infatti l’esperienza Bauhaus continuò a influenzare le tendenze dell’arte e dell’architettura fino a venire considerata, i suoi siti a Weimar e Dessau, nel 1996 dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

La cosa che mi ha sempre affascinato in Migliori è il pensiero che lui il cervello lo usa veramente tanto. Le sue ricerche fotografiche nascono quasi sempre da un’idea, prendono forma prima di tutto nei suoi pensieri, con uno sguardo rivolto verso cose che altri non vedono. La cosa è estremamente evidente nel suo ultimo lavoro che mi è capitato di vedere nella vicina Modena: ‘Lumen – leoni e metope del Duomo di Modena’. Migliori ha fotografato le sculture della grande Cattedrale a lume di candela, partendo dal semplice pensiero che era l’unica luce usata allora per illuminarle. Le immagino così nelle processioni serali o notturne, le statue e i bassorilievi alle pareti che prendono forme diverse allungando e muovendo le ombre al passaggio dei ceri accesi.

La ricerca del fotografo bolognese è durata tutta la vita, passando dalla fotografia realista, come dicevamo, di lavori come “Gente del sud” e “Gente dell’Emilia” e altri, a sperimentazioni, già nei primi anni del dopoguerra, come le Ossidazioni, i Pirogrammi, i “Clichés verres”, Cellogrammi ecc. ecc, tecniche off-camera spesso inventate da lui stesso, segno evidente di una creatività veramente straordinaria.

Non voglio farvi andare fino a Parigi, anche se la Ville lumière oggi non è poi così lontana, ma un salto a Milano o a Padova vale veramente la pena farlo.
Vi lascio in calce le informazione delle tre mostre, certo che se deciderete di visitarle lasceranno nel vostro animo una sana inquietudine per le vostre ricerche.
M77 Gallery, via Mecenate 77 – Milano – m77gallery.com – fino al 27 gennaio
Le stanze della fotografia, Palazzo Angeli, Prato della Valle, 12 – Padova – padovacultura.padovanet.it/it/attivita-culturali/nino-migliori – fino al 18 febbraio
Maison Européenne de la photographie, 5/7 Rue de Fourcy – Parigi – mep-fr.org – fino al 25 febbraio
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