La dolcezza e l’accoglienza delle suore, alla scuola di Madre Teresa

Dallo stato del Kerala ai sobborghi di Mumbai, seguendo l’itinerario delle Case della Carità

Presentiamo uno stralcio del Diario che il vescovo Massimo ha scritto durante il suo viaggio in India

1 gennaio
Al mattino riposo.
Durante la notte sono riuscito finalmente a dormire.
Nel pomeriggio visito la prima casa di Madre Teresa, dove ora vengono portati dai volontari gli abbandonati raccolti nelle strade, uomini e donne. Puliti, curati. Si piegano per baciarmi i piedi. Altri guardano con occhi persi. Alcuni dicono: buon anno.
Celebro la messa. C’è una donna italiana. È la sua prima messa dopo decenni. Siamo accanto al tempio della dea Kalì. Enorme fila di centinaia e centinaia di fedeli per entrare.


2 gennaio
Da Calcutta a Mumbai al mattino. Pomeriggio: riposo nella Casa della Carità di Versova, periferia di Mumbai, dove siamo ospitati. È un borgo di pescatori dove, ancora oggi, il pesce viene essiccato e salato. Vivendo in Casa di Carità si è invasi dalla presenza dell’acre odore del pesce. La casa, a un piano, è molto ampia, con diversi compound e molti giardini di palme, banani e altri alberi. La scuola parrocchiale è oggi frequentata da ragazzi con vari disagi.

Veniamo accolti con la solita cortesia: frasi colorate di benvenuto sulla soglia, fiori, canti. Nella Casa abitano 6 sorelle, 5 indiane e Annamaria Capiluppi. Una delle sorelle indiane è stata di recente nominata responsabile della Casa. Anche qui molti ospiti con varie forme di disagio fanno ormai parte di un’unica famiglia. Sono chiamati per nome, accuditi e sono il cuore, assieme all’Eucarestia, di questa casa speciale.
Vengo alloggiato nella camera “dei vescovi”, dove sono passati anche monsignor Monari e monsignor Caprioli.

Continua a leggere il Diario del Vescovo su La Libertà del 13 gennaio

 

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