C’era una volta una fata di nome Tremendina: non era il suo vero nome, ma tutti la chiamavano così per il suo caratterino vivace e facile alle arrabbiature. Era una fata buona e di solito faceva magie carine e divertenti, ma quando qualcuno o qualcosa non le piaceva, le sue magie diventavano di colpo birichine e cattivelle. Come quella volta che trasformò tutti i palloni da calcio da rotondi in quadrati perché aveva saputo che durante una partita i giocatori se l’erano date di santa ragione, o quella volta che fece diventare balbuzienti tutti i ragazzi di una scuola perché avevano preso in giro uno di loro che si attardava più del previsto su vocali e consonanti. E gli abitanti di Riobello, suoi compaesani, dovettero sudare sette camicie prima di convincerla a far ritornare tutto come prima, a far tornare i palloni rotondi e i ragazzi capaci di scandire bene le parole: dovettero far promettere a tutti quelli che si erano comportati male che non lo avrebbero più fatto; solo allora tolse l’incantesimo.
Un giorno gli abitanti di Riobello si accorsero che tutto si era messo ad andare all’incontrario: gli orologi andavano in senso antiorario, per andare a destra bisognava girare a sinistra, per andare a sinistra bisognava girare a destra, l’acqua del ruscello andava in su, le lepri correvano piano, le tartarughe fortissimo, chi aveva fame beveva, chi aveva sete mangiava, e altre cose del genere.
E non era mica un problema da poco: provate a mettere il piede destro nella scarpa sinistra e il sinistro in quella destra, a lavarvi i denti con la marmellata e a fare colazione con il dentifricio, a camminare in avanti andando all’indietro, o a salire le scale scendendo: perfino il nome del paese, sul cartello stradale, era scritto alla rovescia ed era diventato olleboiR anziché Riobello.
Capirono subito che c’era di mezzo Tremendina.
Continua a leggere l’articolo di Franco Zanichelli su La Libertà del 23 dicembre
Buon Natale da la redazione de La Libertà