Tommaso nell’abbraccio della quercia

Dopo aver camminato tutto il giorno, il vecchio Tommaso si fermò ai piedi della grande quercia cresciuta a margine della scorciatoia che portava al paese. Stava per scendere la sera, faceva freddo e le prime case erano ancora lontane. Alla sua età, Tommaso non se la sentiva di raggiungere l’abitato, era stanco e si fermò lì.
“Hai un bel po’ di anni anche tu”, disse rivolto alla quercia sfilandosi a fatica lo zaino dalle spalle. “Forse siamo nati nello stesso anno”, gli rispose la quercia scrollando i nodosi rami dietro una gelida folata di vento.
“Ma tu cosa fai ancora in giro a quest’ora la Vigilia di Natale e con questo tempo?”, riprese la quercia. “La Vigilia di Natale? Come fai a saperlo?”. “Questa mattina sono venuti alcuni ragazzi a cogliere i rametti di vischio. Tutti gli anni è così la Vigilia di Natale”.

A quel punto il vecchio cominciò a pensare alla sua giovinezza, alla sua famiglia, e due lacrime gli rigarono il volto ispido e rugoso.
“Che cos’hai?”, cercò di rincuorarlo la quercia: “Questa Vigilia la passeremo insieme io e te, le foglie per il letto ci sono, il tabarro per coprirti ce l’hai, non aver paura”. “Ci fosse almeno qualcosa da mangiare”. “Infila la mano nella fessura del mio tronco sopra la tua testa, lì c’è la riserva dello scoiattolo; troverai noci e noccioline, ti sfameranno un poco”.
Il vecchio fece quello che gli aveva detto la quercia e quella fu la sua cena della Vigilia.

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Buon Natale dalla redazione de La Libertà

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