Se Reggio spreca terra

I reggiani hanno seguìto di recente una clamorosa serie di mosse del Comune capoluogo. Ha progettato a nord dell’autostrada la produzione del biometano con la costruzione di un vero e proprio Polo chimico articolato su 230.000 mq di impianti per ricavare carburanti e fertilizzanti da 170.000 tonnellate all’anno di rifiuto organico trasportato con i camion dall’Emilia e oltre. Ha progettato la maxi-Arena spettacoli di fianco al Campovolo per richiamare più volte da ogni parte 200.000 persone nella stagione estiva. Ha preso in considerazione il progetto Calatrava per far sorgere (tra il Polo chimico e la maxi-Arena) una quinta sede universitaria dopo quelle collocate a Coviolo (in chiusura), all’ex Caserma Zucchi, al San Lazzaro e al Tecnopolo.

Ha organizzato l’Agripride nei chiostri di San Pietro per accostare Reggio a Digione, la provincia francese che ha ricevuto il riconoscimento internazionale sulla gestione corretta del territorio a tutela del suo sistema agroalimentare. Un confronto davvero imprudente, dato che Reggio ha raggiunto nell’area padana il record di suolo agricolo consumato con le urbanizzazioni e la parte nord-est della città meno invasa prima, adesso viene aggredita in modo massiccio dal Polo chimico, con l’aggiunta di svincoli e canali, verrebbe costruito a Gavassa in mezzo a una zona coltivata da aziende agricole vitali con nuclei familiari giovani e l’Arena spettacoli mira verso la frazione gli amplificatori notturni, assieme a percorsi e vasti parcheggi sopra i prati.

Leggi tutto l’articolo di Giardo Filippini su La Libertà del 16 dicembre

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