Assegnato il Premio per la Pace Giuseppe Dossetti

“La mia storia inizia quando ero un ragazzo, avevo un grande desiderio di incontrare Giorgio La Pira, lo chiamai, me lo passarono subito. Era il sindaco di Firenze, ma me lo passarono subito, fissammo l’appuntamento. A tu per tu, restammo a colloquio per due ore e mezza. Mi lesse la Bibbia, mi parlò di Isaia e di Abramo, mi disse che siamo tutti figli dello stesso Padre: Ebrei, Musulmani e Cristiani. E mi disse che molto semplicemente le armi non bisogna costruirle, così non si usano. Tornai a Tornino cambiato. E si mise in moto tutto… Nacque il Sermig, che vuol dire Servizio missionario giovanile. I brigatisti mi chiamarono nel carcere di Palmi dove si trovavano. Lunghi dialoghi, alcuni cambiarono strada. Una sera andai a dormire alla stazione di Porta Nuova: un mondo, un’umanità derelitta. C’era da trovare un posto decente a 2.000 senza dimora. Ci siamo sistemati al vecchio Arsenale di Torino e lo abbiamo trasformato nell’Arsenale della pace-Casa della speranza”.

Poche parole, incisive, quelle che usa Ernesto Olivero, fondatore nel 1964 del Sermig, un faro dell’accoglienza, dell’aiuto e della pace per Torino, l’Italia, l’Europa: a lui e alla sua ‘invenzione’ (“ma in realtà parlo con parole e parlo di opere che sono di tanti, io sono solo voce di una molteplicità di persone”, dice) è stato conferito stamani a Reggio Emilia il Premio per la pace Giuseppe Dossetti.

E rivolto ai tanti ragazzi e ragazze in Sala del Tricolore, Olivero ha aggiunto: “Ragazzi siate ‘contatori’ di stelle. Occupatevi dei poveri. Imparate a dire di no. E lottate, lottate sempre. Un vecchio detto recita: una persona che lotta un giorno è brava, quella che lotta un mese è molto brava… quelli che lottano per tutta la vita sono indispensabili”.

IL PREMIO PER LA PACE GIUSEPPE DOSSETTIIl Premio è attribuito anche ad associazioni con sede sul territorio nazionale e singoli cittadini che abbiano compiuto “azioni di pace” coerentemente con i principi affermati da Giuseppe Dossetti nella sua vita. Il premio, giunto alla sua decima edizione, si è arricchito quest’anno di una sezione dedicata alle associazioni reggiane che, oltre a concorrere alla selezione nazionale, possono candidarsi anche per il premio speciale Fondazione Pietro Manodori, sostenuto dalla stessa Fondazione.

Come in passato, anche quest’anno una sezione è dedicata agli studenti delle scuole superiori reggiane ai quali viene chiesto di elaborare un testo (saggio breve, lettera, articolo di giornale o testo di canzone) sul tema della pace, in particolare sull’articolo 11 della Costituzione.

La Giuria del Premio è presieduta da Pierluigi Castagnetti ed è composta da Paolo Burani, sindaco del Comune di Cavriago; Chiara Piacentini del Gabinetto del sindaco di Reggio Emilia; Luca Cattani per la Provincia di Reggio Emilia; Clementina Santi per la Regione Emilia-Romagna e Riccardo Faietti per Fondazione Manodori di Reggio Emilia.

VINCITORI PREMIO DOSSETTI 2017

Il Premio Dossetti prevede anche sezioni specifiche per associazioni e cittadini. Di seguito i vincitori delle singole sezioni e le motivazioni.

Per la Sezione Associazioni: l’Associazione vincitrice è la Fondazione comboniani nel mondo di Roma, per l’Azione di pace Seminare pace partendo dai bambini realizzato in  Betania (Palestina). Sul confine del “muro di sicurezza” di Betania si trova, da molti anni, la scuola materna S. Maria di Betania, fondata dalle Suore Comboniane, che si propone come punto d’incontro tra diverse religioni e popolazioni per la riconciliazione e la pace.  I 50 bambini che frequentano l’asilo sono sia israeliani che palestinesi.

Il programma scolastico, oltre a seguire i programmi del Ministero per l’educazione palestinese, si propone di favorire la crescita dei bambini tenendo conto del contesto interreligioso e interculturale nel quale la scuola materna si colloca; l’insegnamento di materie scolastiche ordinarie (arabo, inglese, matematica, arte, musica, canto-drammatizzazione, manualità) viene affiancato da progetti di educazione emotivo-relazionale, morale e di conoscenza dei valori umani e religiosi comuni alle diverse religioni.

Menzione speciale della giuria per la  sezione associazioni alla Comunità di Impegno, Servizio, Volontariato (Cisv) di Torino per l’Azione di pace “Donne di pace, donne per la pace” realizzato in Guatemala nel Dipartimento del Quichè,  Triangolo IXIL (Municipi di Nebaj, Chajul, Cotzal). In Guatemala Cisv e Asoremi, Federazione di donne, si impegnano da 20 anni nel costruire una cultura di pace e uno stato di diritto. Dal 2010 si è aperta una casa d’accoglienza, che ospita e dà sostegno legale, psicologico, formativo a chi ha subito violenza, con percorsi di sensibilizzazione per le vittime, ma anche per gli operatori di giustizia e salute. Per creare inoltre ponti di dialogo tra uomini-donne, giovani-anziani e confessioni religiose, dal 2014 Cisv e Asoremi collaborano con 100 pastori evangelici, 60 direttori e direttrici di scuola e operatori dei media.

Associazione reggiana – Premio Fondazione Manodori: l’Associazione vincitrice è il Teatro dell’Orsa per l’Azione di pace “Argonauti. Alla ricerca del Vello d’oro e della dignità”. Argonauti è uno spettacolo itinerante, un progetto che ha abbracciato giovani rifugiati, ragazzi di seconda generazione, ragazzi italiani. “Argonauti” è un’impresa che ispirandosi al mito antico degli Argonauti, accompagna il pubblico in una “città-mondo”.

L’obiettivo è ribaltare il pregiudizio e la paura, creando una festa che celebra attraverso il mito il valore della pari dignità di ogni persona e cuce utopia di un mondo condiviso tra chi nasce in Italia e chi approda in Italia perché costretto ad abbandonare il paese di origine.

Per l sezione dedicata ai singoli cittadini il premio è stato assegnato a John Mpaliza Balagizi, per il suo impegno  nel sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni locali, nazionali ed internazionali sul dramma che vive il popolo congolese oppresso da decenni di violenze e instabilità.   Per l’energia e l’entusiasmo con cui ha  incontrato centinaia di giovani nelle scuole per raccontare la situazione della Repubblica Democratica Congolese, protagonista e vittima di quella che è stata definita la prima guerra mondiale africana e che è considerata il conflitto più sanguinoso dopo la seconda guerra mondiale. Per l’infaticabile dedizione con cui ha organizzato le marce che da Reggio Emilia lo hanno portato a Bruxelles, Helsinki, Reggio Calabria e Santiago de Campostela per “camminare e raccontare”, nelle vesti di “peace walking man”.