La popolazione si stabilizza al ribasso rispetto al picco del 2014 (2.000 residenti in meno in provincia, oggi a 532.000 unità), gli stranieri scendono di 7.000 unità (da 72.302 a 65.292) e il flusso migratorio verso il territorio provinciale (costituito oggi per il 60% da italiani e per il 40% da stranieri) scende del 34%.
E’ una Reggio Emilia profondamente ridisegnata quella che emerge dal sesto Rapporto sulla coesione sociale in provincia di Reggio Emilia realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune capoluogo.
E’ la fotografia di un territorio che ha vissuto una crescita pressoché costante in termini demografici dal 2002 al 2014 (80.000 residenti in più) ed è stato segnato da forti elementi di destabilizzazione (a partire dalla crisi economica e dai flussi migratori), ma che negli ultimi tre anni ha trovato nuovi equilibri demografici, una nuova composizione della popolazione e livelli di integrazione in evidente crescita, come dimostra, tra l’altro, il sensibile aumento delle imprese guidate da stranieri (1.270 unità in più negli ultimi otto anni).
“Insieme al calo dei flussi migratori, ai rientri e ai trasferimenti in altre aree del Paese – sottolinea Gino Mazzoli, psicosociologo e curatore del Rapporto – proprio agli alti livelli di integrazione raggiunti si lega una parte del vistoso calo della popolazione straniera, con l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di quanti presentano i requisiti previsti dalla legge e, tra questi, la regolare residenza da dieci anni e un consono reddito personale o familiare da almeno tre anni”.
Ma così come si evolve verso nuovi equilibri demografici, Reggio Emilia cambia sensibilmente anche su altri versanti, a partire dal fronte del lavoro.
“La nostra provincia – spiega Mazzoli – aveva pagato alla crisi economica un prezzo più alto di quello regionale, con una flessione del 4% del tasso di occupazione rispetto al -0,8 emiliano romagnolo, ma negli ultimi due anni, grazie ad un recupero percentuale quasi doppio di quello regionale, si è riportata in media con un tasso di occupazione del 68,2%, valore che si colloca di 11 punti al di sopra di quello nazionale”.
“Con la robusta flessione del 2015 e 2016, il tasso di disoccupazione – prosegue Mazzoli – si è attestato nel 2016 al 4,7% (quasi 2 punti al di sotto del peggior picco determinato dalla crisi nel 2014), mentre resta al 6,7% a livello regionale e all’11,7% in Italia”.
“Valori importanti – secondo il curatore del Rapporto promosso da Camera di Commercio e Comune di Reggio Emilia – cui si associa, finalmente, anche una riduzione del numero delle persone segnate da vulnerabilità lavorativa”. Le persone in cassa integrazione, iscritte alle liste di disoccupazione e interessate da contratti di solidarietà sono poco meno di 64.000: “una cifra rilevante, che richiede un’attenzione straordinaria rispetto a queste fragilità, ma che per la prima volta, a partire dal 2012, ha mostrato un’inversione di tendenza, con 6.000 persone (il 9% sul dato 2015) uscite da una condizione vulnerabilità più o meno marcata”.
In progressivo miglioramento, intanto, anche la condizione delle famiglie reggiane, con un reddito disponibile in costante crescita dal 2012 e attestato, nel 2016, a 11.330 euro.
“E’ l’effetto – spiega Stefano Landi, presidente della Camera di Commercio – di un miglioramento complessivo dell’economia reggiana, che trova riscontro nell’aumento della produzione industriale, nella crescita del valore aggiunto dell’agroalimentare e in un flusso di esportazioni che nel 2016 ha registrato un aumento del 2,7%, portandosi a 9,5 miliardi e proseguendo poi con un ulteriore incremento del 6,2% nel primo semestre 2017”.
“Lo stesso aumento del valore delle importazioni, che sono cresciute del 7,6% nei primi sei mesi dell’anno – sottolinea Landi – è un segnale di nuovo dinamismo per l’economia reggiana, per la quale si prefigura un saldo 2017 in ulteriore recupero”.
“Gli scenari per le economie locali elaborati da Prometeia e analizzati dal nostro Ufficio studi – prosegue il presidente della Camera di Commercio – ci dicono che dovremmo chiudere il 2017 con una crescita del Pil pari all’1,6%, valore che dovrebbe essere poi replicato anche nel 2018”.
“Insieme a questo dato – sottolinea Landi – vi sono però altri due valori che riteniamo molto importanti per valutare il futuro del nostro territorio e delle nostre comunità”. “Il primo si riferisce all’impiego di lavoro nei processi produttivi, che, al netto della cassa integrazione, dovrebbe crescere dell’1,7%, con l’industria manifatturiera a far da traino con una crescita dell’occupazione del 2,4%”.
“Il secondo dato particolarmente rilevante – conclude Landi – è la previsione d’aumento del 2,6% del reddito disponibile per le famiglie; è un termometro essenziale per comprendere lo stato di salute del nostro territorio, ed è in questo senso incoraggiante anche la previsione sul 2018, che parla di un ulteriore aumento del 2,5%”.
“Una fotografia a 360 gradi quella che viene scattata oggi – dichiara il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi – che rappresenta bene l’evoluzione del tessuto sociale ed economico della nostra provincia e del capoluogo”. “Un nuovo equilibrio, che dopo anni di fenomeni complessi come la crisi economica del 2008 e il forte aumento di popolazione dato da nuovi residenti – italiani e stranieri – oggi sta cominciando a ridisegnare la nostra identità comunitaria”.
“Una comunità che ha saputo reagire e che oggi porta orgogliosamente i segni di questa ripresa posizionandosi nella parte alta delle graduatorie regionale e nazionale”. “Il flusso migratorio nazionale e internazionale si è ridotto sensibilmente (-34% negli ultimi 3 anni) dopo anni di costante crescita fino al 2014, il numero degli stranieri è in costante diminuzione dopo i picchi raggiunti nel 2012, i dati economici ed occupazionali danno segnali di tendenza importanti, trainati dall’export e dalle nuove start-up”.
“Non possiamo certo dire di non avere ancora passi da recuperare e nuove complessità da affrontare – continua Vecchi – come la frammentazione del lavoro, indicata dai dati di iscritti alle liste di collocamento e la cessazione di molte imprese individuali, la trasformazione del comparto industriale con nuovi settore emergenti a fronte di quelli entrati storicamente in crisi, l’aumento della forbice sociale. Ma il PIL pro capite provinciale e nel capoluogo continuano a risalire al ritmo costante”. “Cosi come cala la disoccupazione, concentrata appunto in alcuni settori.”
“E’ un impegno che deve continuare – conclude Vecchi – a cui va aggiunta una importante attenzione alle nuove necessità di coesione che indiscutibilmente interrogano il nostro territorio a fronte di questo nuovo scenario composito e mutato. Fatto di nuovi cittadini e nuove forme di lavoro, di famiglie più ristrette e di quartieri rigenerati attraverso nuovi insediamenti e nuovi residenti.”