In Rete, senza farsi irretire

L’incontro con il gesuita padre Antonio Spadaro

Direttore della rivista più antica d’Italia – La Civiltà Cattolica, fondata nel 1850 e da allora sempre in dialogo con il Sommo Pontefice – e contemporaneamente immerso fino al midollo nella cultura digitale. Padre Antonio Spadaro, come tanti operatori della comunicazione “molto multi(mediali)”, tiene insieme questi due aspetti della vita. Carta e Rete: cambia il modo di organizzare e di fruire i contenuti, di recepire la realtà e di studiare. “Con lo scrolling (scorrimento di un testo sullo schermo) siamo tornati indietro dalla modalità di lettura del libro, con la sua sequenzialità logica, a quella del codice latino, con la sua prospettiva architettonica”.

Solo un assaggio estratto da un pomeriggio avvincente promosso al Museo diocesano, martedì 21 novembre, dalla Sezione locale dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), come convegno pubblico di restituzione di un percorso interno su nuove tecnologie & etica, di cui su queste colonne abbiamo parlato in altre circostanze.
Dopo l’introduzione del presidente reggiano Luigi Grasselli e i saluti, anche a nome del vescovo Massimo, portati dall’assistente ecclesiastico monsignor Tiziano Ghirelli, tocca al segretario nazionale dell’Ucid Manlio D’Agostino, esperto di cyber-reati, il compito di provocare il relatore su alcuni punti caldi, per esempio la solitudine dei giovani sugli “a-social network”, come li chiama.

E il gesuita messinese non si risparmia: mostra la penna con cui scrive nel suo tablet e la confronta con quella utilizzata dal vicino di tavolo per annotare appunti su un foglio di cellulosa: sono diverse? – domanda all’uditorio. No, perché il virtuale non esiste: è il concetto chiave con cui il teologo scardina molte precomprensioni diffuse sulla Rete informatica, basate su una visione solo strumentale. Per spiegarlo meglio ricorda la differenza tra i termini inglesi house e home: entrambi denotano la casa, ma la prima parola indica la costruzione, la seconda il focolare domestico. Ebbene, considerare Internet solo come una serie di cavi, modem e device significa ridurla a house, mentre la Rete, antropologicamente parlando, è un’esperienza, parte integrante della nostra vita, risposta nuova a un bisogno di connessione che nell’uomo è ancestrale.

Leggi il testo integrale dell’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 2 dicembre

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