Monsignor Gianni Gariselli, sacerdote tessitore di relazioni vere e profonde

Messa di suffragio il 19 dicembre alle 18.30 in Santa Teresa, a Reggio

Un’impronta tecnologica nei cammini esistenziali dei singoli e delle comunità sembra ridursi, oggi, a scomparti di vita a sé stanti, senza legami di interconnessione e memoria, privi di un’autentica dimensione storica. L’arco di vita di monsignor Gianni Gariselli costituisce al contrario un grande intreccio di tempi e spazi relazionali, aperti, nel tempo, alla Chiesa e alla società.
La figura di un sacerdote parroco si distanzia dal fenomeno di esistenze chiuse, inserendosi di fatto nella tradizione della Chiesa, nella sua dimensione di memoria vivente e relazionale.
La storia della Chiesa infatti, fin dalle sue origini, intesse rapporti e legami che si perpetuano attraverso i secoli. I principi veritativi del Vangelo cristiano, il magistero-guida delle Chiese locali, le celebrazioni liturgiche, i dettati morali per la vita cristiana, la creatività della pietà popolare, all’interno delle missioni di evangelizzazione e cristianizzazione, costituiscono molteplici componenti interconnesse di una lunga memoria spaziale e temporale.

Tempo e spazio, secondo una concezione filosofica dello stoicismo, a cui l’apostolo Paolo nella sua azione missionaria si è, a volte, ispirato, rientrano come dati definitori dell’esistenza e della identità del credente; nelle categorie del tempo e dello spazio il soggetto umano coglie i parametri esistenziali della sua identità e della sua coscienza, situate, con una propria tipologia, nel tempo e nello spazio.
Nelle sue attività e nella sua presenza in parrocchia, un sacerdote è segno di riferimento dei tempi e degli spazi della Chiesa.
Con tutte le varianti e le sfaccettature degli odierni cambiamenti culturali, la Chiesa conserva una sua identità e coscienza di fede, spaziale e temporale, nelle vivaci esperienze del soggetto credente, nelle assemblee comunitarie, nell’anno liturgico, negli scritti ispirati, nel loro rapporto intimo con il Cristo di Dio, pienezza “corporalmente” della divinità (Col 2,9) e pienezza del tempo salvifico (cfr. Ef 1,3-4.9-11; 3,4-12; Gal 4,4-7).
Le comunità cristiane e i singoli credenti manifestano progetti e stili di vita, proiettati agli spazi di Dio, anche attraverso l’esperienza della morte, inserendosi nei tempi della glorificazione della Casa di Dio (cfr. Gv 17,24; Rm 8,18-21; IGv 3,1-2). Di queste identità e coscienze ecclesiali, don Gariselli, nei suoi 66 anni di vita, è stato interprete e modello.

Leggi tutto l’articolo di Giovanni Costi su La Libertà del 2 dicembre

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