Prospettive di dialogo cristiano-islamico

Pubblichiamo il contributo mensile sulla conoscenza dell’Islam: gli articoli precedenti sono stati pubblicati su La Libertà del 21 gennaio, del 18 febbraio, del 18 marzo, del 29 aprile, del 20 maggio, del 24 giugno, dell’8 luglio, del 19 agosto, del 9 settembre, del 7 ottobre.

L’Enciclica “Nostra Aetate” è considerata la “Magna Charta” del dialogo con le altre religioni, ma in particolare con l’Islam. Lo spazio a disposizione non permette di illustrare tutte le iniziative e i relativi risvolti, ma certamente fra gli studiosi, anche a livello di clero, vi sono tre tendenze: dubbiosi, convinti, possibilisti. Riporterò stralci di pensiero di alcuni studiosi del dialogo, riservandomi poi personali considerazioni finali, basate sui loro scritti o interventi.
• San Giovanni Paolo II a Casablanca (agosto 1985): “…Credo che noi, cristiani e musulmani, dobbiamo riconoscere con gioia i valori religiosi che abbiamo in comune e renderne grazie a Dio… La lealtà esige pure che riconosciamo e rispettiamo le nostre differenze”.
• Il professor Alberto Paratore: “Con «dialogo» si intende il confronto verbale tra due o più persone per esprimere sentimenti diversi e discutere idee non necessariamente contrapposte. è testimonianza della propria Fede e apertura verso quella degli altri”. Il suo motto era: “Non vi può essere dialogo senza conoscenza”. Da laico e credente di profonda fede ha tenuto molte conferenze presso Università della Terza Età, Circoli parrocchiali, Circoli culturali, per far conoscere l’Islam in vista del dialogo, poiché era ben consapevole che i tanti libri pubblicati da lui e da altri scrittori non potranno mai raggiungere il popolo dei credenti cristiani, ma solo gli “addetti ai lavori”.
• Monsignor Gino Battaglia: “Il dialogo non è diplomazia religiosa, non è tattica. Esso fa parte dell’Annuncio, poiché nella religione cattolica tutte le religioni sono preparazioni alla pienezza di Dio. Ogni dialogo è incontro e confronto fra due testimonianze”.

Leggi tutto l’articolo a firma Alfredo su La Libertà dell’11 novembre

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