Da San Martino di Guastalla, una storia di accoglienza
Triplice sorpresa, all’inizio di quest’anno, per la scuola dell’infanzia e nido integrato “Pietro Benassi” di San Martino di Guastalla: si tratta di tre bimbi nigeriani provenienti da una famiglia che era da poco arrivata in paese e che ora risiede nell’ex canonica, negli stessi ambienti che a suo tempo costituivano la Casa delle suore. Il nucleo familiare è seguito dalla cooperativa sociale Madre Teresa nell’ambito del servizio di accoglienza per richiedenti asilo. “In accordo con la Caritas zonale”, spiega Lelia Perrone, coordinatrice didattica nonché direttrice della scuola, “abbiamo voluto accettare questa sfida, vedendo in questi fanciulli dei piccoli fratelli bisognosi da accogliere con spirito anche cristiano. Fra l’altro la nostra scuola nacque proprio con questi intenti: il dottor Pietro Benassi, un medico ricercatore del posto che visse a fine Ottocento, lasciò espressamente beni e terreni affinché fossero messi a disposizione dei bambini bisognosi di queste zone”.
In seguito arrivarono le suore?
Sì, e rimasero qui fino a quindici anni fa. Dal momento della loro dipartita, il nostro personale è composto interamente da laici. Tuttavia non dimentichiamo l’identità di questa istituzione.
Cosa può dirci qualcosa di questa famiglia nigeriana?
Il nucleo familiare è composto da sei persone in tutto. Sono profughi, che per giungere sin qui hanno dovuto sfuggire a un vero inferno sulla terra. Sappiamo ancora poco di loro, poiché la comunicazione non è ancora fluida, viste le difficoltà con la lingua e l’inserimento nel nostro sistema culturale. Si sa per certo però che si siano lasciati alle spalle una guerra e una situazione socio-politica di turbolenze.
Continua a leggere tutta l’intervista di Matteo Gelmini a Lelia Perrone su La Libertà dell’11 novembre