Unità pastorali con accompagnamento

Via a un percorso graduale con alcuni parroci moderatori

Ce ne stiamo accorgendo: le unità pastorali non rappresentano un’operazione di “ingegneria pastorale” o un principio astratto; il passaggio graduale a queste forme di presenza ecclesiale sta modificando il volto della Chiesa sul territorio, le responsabilità, perfino le terminologie. Si parla di parroci moderatori, ad esempio, per indicare chi assume il compito di guida di più parrocchie raggruppate in un’unica comunità zonale.
Ma poiché le trasformazioni sono sostanziali, diciamo pure epocali, la Diocesi ha avvertito l’esigenza di intensificare la formazione su questi argomenti che toccano da vicino la nostra vita, e l’incremento di articoli e servizi su questi temi sulle pagine de La Libertà non è casuale. Formazione, quindi. È impressione diffusa che i più oberati di cose da fare e di grattacapi siano i parroci.

Proprio per questo il Consiglio Presbiterale diocesano, accogliendo la sollecitazione del Vescovo e del suo Consiglio Episcopale, ha deciso di partire da loro: “Ciò che ci preme – spiega il Vicario generale monsignor Alberto Nicelli – è proseguire nel servizio di vicinanza fattiva e di accompagnamento ai sacerdoti e alle comunità, confrontandoci e prendendo sul serio i problemi con cui queste si cimentano. Un’attenzione che in questi anni si è espressa ad esempio nell’attivazione del Servizio di coordinamento giuridico-tecnico-amministrativo e nella promozione di corsi territoriali per laici collaboratori nella gestione amministrativa delle parrocchie”.
Parliamo di situazioni concrete e vitali, come l’iniziazione cristiana e la formazione dei catechisti, le attività caritative, la preparazione al matrimonio, la celebrazione liturgica in un numero di chiese che nei fatti sopravanza quello dei sacerdoti, il tutto in un contesto di mobilità accentuata e di calo numerico delle vocazioni presbiterali che rende improrogabile un discernimento e un’azione conseguente.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 4 novembre



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