Marcellino Pane e Divino

La bellezza di una mostra costruita dai bambini

Naide ha detto bene: “Questo film è adatto a tutte le età e sono felice di averlo visto, perché mi ha aperto gli occhi alla vita, la vita vera, quella vita solo con la realtà, la natura e la felicità”. Il film in parola è “Marcellino Pane e Vino”, diretto nei primi anni Cinquanta dal regista ungherese Ladislao Vajda e tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore spagnolo José María Sánchez Silva. Naide invece è una dei 300 studenti che in diverse scuole d’Italia hanno visto il lungometraggio assieme ai loro insegnanti e poi hanno espresso le loro risonanze, molti in forma di disegno.
Il risultato è una mostra che tocca il cuore e che, come ha detto efficacemente uno dei curatori, lo scrittore reggiano Emilio Bonicelli, presentandola all’ultimo Meeting di Rimini, aiuta a “riguadagnare il metodo della fede”.

L’esposizione, che ho avuto l’occasione di visitare nella parrocchia di Canali, è semplice ed efficace: ci sono grandi pannelli in cui brillano come astri gli occhi del piccolo Pablito Calvo, che impersonò Marcellino, poi i disegni e i pensieri più significativi selezionati – oltre che da Bonicelli stesso – dalla neuropsichiatra infantile Luisa Leoni Bassani e dall’insegnante Roberta Peretti (i curatori sono intervenuti nei locali della parrocchia di San Gaetano in Albinea lo scorso 23 settembre all’incontro di presentazione). Ancora, alcuni oggetti dicono della vita povera del protagonista della storia, che un giorno i frati trovarono abbandonato davanti al portone del loro convento. La proiezione di tre spezzoni del film, inoltre, aggiunge una sottolineatura ai tre grandi momenti della vicenda narrata, dunque al senso complessivo dell’iniziativa.

Leggi l’articolo integrale di Edoardo Tincani su La Libertà del 14 ottobre