Undici nuovi diaconi permanenti

Da La Libertà del 14 ottobre

La Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla si arricchisce di undici nuovi diaconi permanenti, che saranno ordinati sabato 14 ottobre dal vescovo Camisasca alle 18 in Cattedrale. Dall’unità pastorale “Pieve di Scandiano” arrivano gli ordinandi Claudio Boretti, Pietro Cavazzoli, Vittorio Lucchi, Aronne Montecchi, Enrico Turrini; dall’unità pastorale “San Giovanni Paolo II” di Reggio provengono Pietro Ferrari, Franco Franchini, Eugenio Menozzi e Matteo Ponticelli; Roberto Candini appartiene all’unità pastorale “Sacra Famiglia” di Albinea, Borzano e Montericco, mentre Fernando Tognoni è della vicina unità di Quattro Castella, Roncolo, Montecavolo e Salvarano.
Nella stessa celebrazione saranno ammessi tra i candidati al diaconato Marco Gandolfi e Mauro Volponi dell’unità pastorale di Sant’Ilario d’Enza e Calerno.

Con questa ordinazione, saranno 123 i diaconi permanenti in diocesi. L’età media degli ordinandi – che presentiamo sinteticamente in questa pagina grazie al Vicario episcopale per la Formazione don Daniele Moretto – è di 55,4 anni.

Storicamente, va ricordato che il ripristino del diaconato permanente da parte del Vaticano II è stato anticipato, proprio a Reggio, dall’iniziativa carismatica del Servo di Dio don Dino Torreggiani, il fondatore dell’Istituto Servi della Chiesa, di don Alberto Altana, don Mario Prandi, l’inventore delle Case della Carità, e di don Pietro Margini, che fu per trent’anni parroco di Sant’Ilario. Per Camisasca, questo particolare ministero è stato la scoperta di una risorsa importante, al punto che tre anni fa vi ha dedicato la sua prima lettera pastorale, “Il dono del diaconato permanente”.

“Se il primo aiuto del vescovo sono e restano i presbiteri, ragion per cui bisogna continuare a pregare e ad agire affinché sorgano delle vocazioni presbiterali, tuttavia accanto a loro e insieme a loro operano i diaconi, una forma di collaborazione essenziale per il vescovo per raggiungere i fedeli nelle diverse realtà. Già la Tradizione antica sottolineava come il diacono fosse a titolo speciale «l’orecchio, la bocca, il cuore e l’anima del vescovo» (Didascalia Apostolorum II, 44,4)”, scrive il pastore nella lettera.

A distanza di quarant’anni, è bene che la vita diaconale sia incrementata. Fermo restando che per giustificare l’ordinazione “non basta che una persona senta una particolare attitudine per i servizi liturgici, non basta la disponibilità ai bisogni di una parrocchia, né un carattere particolarmente favorevole. Sono tutte attitudini necessarie, ma non sufficienti. Occorre guardare più in profondità per cogliere le tracce di una vera chiamata da parte di Dio”. Una vocazione che è al servizio della carità nel mondo e richiede un’intensa relazione personale, familiare e comunitaria con il Signore.

Edoardo Tincani