Missione e fratellanza

Parole, momenti e volti della Giareda 2017

Era la quinta volta che il vescovo Massimo Camisasca dava il “la” all’anno pastorale diocesano. E a risaltare, venerdì 8 settembre, nella Basilica della Ghiara fiorita e luminosa, era la missione della Chiesa. Resa evidente dal convenire di tanti a questo momento di comunità, dal ministero fedele e appassionato dei nostri parroci, che il pastore ha ringraziato con affetto, e ancora più visibile per la presenza nel tempio di numerosi missionari, alcuni a Reggio per l’assemblea di metà mandato delle Case della Carità in attesa di ripartire, altri rientrati (uno su tutti don Giovanni Davoli, alla prima celebrazione diocesana dopo il ritorno dal Madagascar). (Clicca qui per vedere tutte le foto)

Ma c’erano anche i missionari della Fraternità San Carlo, con tre volti nuovi: don Marco Vignolo, prete novello, che entra nella segreteria del Vescovo, poi il nuovo parroco di San Giacomo don Maurizio Pirola e il collaboratore pastorale in centro storico don Juan Luis Barges, che si aggiungono a padre Antonio Maffucci, animatore spirituale di stanza a San Valentino. La missione della Chiesa, soprattutto, spiccava come fulcro della riflessione di monsignor Camisasca, che nell’omelia (da leggere integralmente, a pagina 3), ricordando come tanti preti e laici lamentino scrivanie colme di documenti che restano lettera morta o giornate soffocate da troppe riunioni organizzative, ha voluto orientare la Diocesi sul suo desiderio fondamentale: “La nostra pastorale – ha detto – deve avere al centro soltanto il bene della persona e di tutte le persone, quelle che già partecipano della nostra comunità e quelle che non sono ancora state incontrate da nessuno. (Clicca qui per vedere le foto del Pontificale)

Il cuore della nostra pastorale deve essere dunque una continua riscoperta della bellezza del battesimo”. Niente approcci burocratici, meno riunioni e più incontri veri, concentrando le energie pastorali su giovani e famiglie. Sembra un’eco della prima omelia reggiana del presule, che da allora non si stanca di richiamarci all’essenziale della fede, “Cristo ieri, oggi e sempre”.

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