Dal conflitto alla comunione: in viaggio nel Nord Europa per l’unità dei cristiani

Stoccolma e capitali baltiche insieme a monsignor Gazzotti

Nell’anno in cui si fa memoria dei 500 anni dalla Riforma di Martin Lutero, era infatti il 1517 quando il monaco agostiniano affisse le famose 95 Tesi sul portale della chiesa del castello di Wittenberg, in Germania, monsignor Gianfranco Gazzotti propone una riflessione sul tema e sulla necessità di pregare per l’unià dei Cristiani e lo fa attraverso una modalità che gli è ormai consueta, quella del pellegrinaggio e della visita.
Destinazione questa volta il nord Europa e, così come per papa Francesco, la Svezia ha rappresentato la prima tappa.
Perché la Federazione luterana mondiale, che riunisce la maggior parte delle Chiese luterane, quelle cioè che si ispirano direttamente a Lutero, fu fondata settant’anni fa proprio in Svezia.
La “scelta svedese” (nella foto in basso, il gruppo a Stoccolma) vuol essere anche il segno, il riconoscimento che la ricerca di unità tra le diverse confessioni cristiane non è legata solo a un passato da riconciliare, ma guarda alle società di oggi e ci ricorda che la Chiesa luterana non esiste solo in Germania ma è una realtà globale, che peraltro mostra non poche sfaccettature al proprio interno quando si analizzano le diverse realtà in cui è presente, specie riguardo a temi come l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’ordinazione di vescovi, presbiteri e diaconi che vivono un rapporto di coppia omosessuale. Ne sono esempio le profonde diversità di visioni della Chiesa Luterana Svedese rispetto a quella Estone.

Ed è proprio l’Estonia il secondo Paese visitato, con il suo 61% di abitanti che si dichiara ateo e privo di qualsiasi religione all’ultimo censimento, ma che tuttavia conserva viva una Chiesa Evangelica Luterana con pastori e pastore, sopravvissuta in clandestinità a cinquant’anni di regime sovietico e al fenomeno della cosiddetta “russificazione”, ovvero la deportazione di cittadini di lingua e cultura russa nelle tre Repubbliche baltiche per rendere quelle società “multietniche”, indebolendo velleità nazionaliste e identitarie, e vietare l’uso della lingue nazionali come l’Estone (ma anche il Lettone e il Lituano) nelle scuole e nella vita di tutti i giorni. In Estonia i partecipanti al viaggio hanno poi osservato la presenza della Chiesa Ortodossa russa, presente nel Paese sin dal periodo zarista, ma anche di un’altra Chiesa Ortodossa, ovvero quella apostolica estone, autonoma, legata a Costantinopoli e non a Mosca, che celebra la Divina Liturgia in estone e non in russo, ed è facile intuirne le ragioni della nascita.

Leggi il testo integrale dell’articolo di Carla Cavallini su La Libertà del 24 giugno

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