Presentato il libro edito nel decennale della morte dell’arcivescovo di origini reggiane, curato dal fratello Fausto. Gli interventi di Camisasca, Accattoli e padre Teresino Serra
“Dovete essere orgogliosi di Romeo Panciroli, è un missionario con il cuore in Africa!”. La voce vibrante di passione “ad gentes” di padre Serra dà il senso della serata commemorativa dedicata all’illustre arcivescovo di origini reggiane (Codemondo, 21 novembre 1923 – Roma, 16 marzo 2006). Padre Panciroli, un missionario con lo spirito di san Daniele Comboni, pastore innamorato della Chiesa (“Adveniat Regnum tuum” il suo motto episcopale) e fedele al Papa, iniziatore di intraprese editoriali nel settore degli audiovisivi, messaggero di pace sulle vie del mondo, ambasciatore mite e affidabile nel dialogo interreligioso.
La sala conferenze del Museo diocesano, nel dopocena di venerdì 9 giugno, si rivela insufficiente a mettere seduti tutti i partecipanti alla presentazione del volume curato e pubblicato da Fausto Panciroli, fratello minore di padre Romeo, nel decennale della morte. Tra il pubblico anche la presidente del Consiglio comunale di Reggio Emanuela Caselli, il vescovo emerito Adriano Caprioli e, da Milano, Dominique Corti, presidente della Fondazione Piero e Lucille Corti, operante nella sanità in Uganda, destinataria del lascito del vescovo Panciroli. (Clicca per vedere tutte le foto)
È monsignor Massimo Camisasca che apre l’incontro in un clima di familiarità: da quando è vescovo – premette – ha imparato che i reggiani sono molto legati alla propria storia e sono appassionati a conoscere anche la storia della Chiesa. “Non mi ha stupito perciò, anzi mi ha rallegrato la tenacia con cui il fratello di monsignor Panciroli ha voluto raccogliere le testimonianze scritte, parlate, fotografiche che riguardano questo grande figlio della terra reggiana”. Poi si sofferma su un particolare curioso che l’ha attratto, cioè l’intrecciarsi, nella storia di padre Romeo, di Reggio, Milano e Roma, “perché sono anche le tre città che hanno segnato la mia vita, seppure in ordine diverso”. Il legame fra le tre città è espresso da altrettante figure ecclesiali di primo piano: al vertice Giovan Battista Montini (futuro Paolo VI), poi i reggiani monsignor Sergio Pignedoli (in seguito cardinale), da Felina, e infine appunto Panciroli.
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