Anche la Gastroenterologia va al Core: festeggiate professionalità e prevenzione

Sede rinnovata e apparecchiature all’avanguardia per il Reparto

Se a Reggio dici “Sassatelli”, immediatamente ti rispondono “Gastrologia”, specificando, magari con termini non proprio aulici, il tipo d’interventi di carattere endoscopico che insieme ai propri collaboratori, lo stesso è chiamato a compiere nell’attività quotidiana. Al proposito nessuno sbaglia la citazione, perché Romano Sassatelli (foto nel riquadro in basso) è il direttore di quel Reparto di gastroenterologia ed endoscopia digestiva del nostro Arcispedale, che ha traslocato presso il CORE il 4 maggio sotto l’occhio compiaciuto dell’intera comunità cittadina. Non si è trattato del solito tradizionale trasloco di armi e bagagli, ma di una complessa operazione, tramite la quale si è registrata l’acquisizione e l’adozione di nuovissime tecnologie in sintonia con l’avanzata integrazione dell’endoscopia, nel pieno rispetto della persona. Un’ulteriore protezione dalle malattie con sollecite diagnosi e cure risolutive o palliative. Questa in sintesi, l’attività della nuova Gastroenterologia ed endoscopia del Santa Maria Nuova, vero vanto di un complesso ospedaliero della cui professionalità si parla oltre i confini regionali.

Sono 1.550 i metri quadrati di superficie su cui opera il reparto, con cinque sale per esami endoscopici e strumentazioni di primissimo ordine, oltre agli spazi a disposizione dei pazienti per facilitare il loro rapporto con gli operatori. Da segnalare l’adozione del nuovissimo angiografo digitale robotizzato. è capace di acquisire, trasformare e trasmettere immagini radiografiche digitali per la navigazione tridimensionale e rappresenta l’ultimo passo della nostra sanità nell’aggiornamento e la specializzazione. Vale da solo un milione di euro coperti in larghissima parte da una cospicua donazione della Fondazione Manodori e per il resto da Apro onlus, attiva tra la cittadinanza nella ricerca di risorse da destinare alla sanità.

Leggi il testo integrale dell’articolo di Pietro Ferri su La Libertà del 20 maggio

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