Come cambiano i valori

Olimpia, Grecia, 776 a. C. Nascono le olimpiadi. Già nell’Iliade si parla di gare disputate in onore della celebrazione del funerale di Patroclo: il vincitore dell’agòn (della competizione) riceve un athlon (un premio, da cui deriva anche il termine “atleta”), per sottolinearne l’eccellenza.
Le olimpiadi, che si tenevano ogni quattro anni, avevano anche un’importanza religiosa, in quanto si svolgevano in onore di Zeus. I vincitori delle gare venivano fatti oggetto di ammirazione e immortalati in poemi e statue: diventavano delle vere e proprie celebrità, coronati di fama e gloria per tutta la Grecia, e per i secoli avvenire. Tale privilegio poteva appartenere solo ad atleti maschi, che godevano della cittadinanza greca. Sul podio saliva un solo vincitore, “il” vincitore, non ammettendo un secondo e un terzo classificato. L’importante era vincere. Solo in questo modo l’arte e la letteratura avrebbero dato fama imperitura all’atleta. E di lì a poco, anche la politica avrebbe recato potere all’unico vincitore, la cui notorietà gli avrebbe permesso di ricevere incarichi pubblici.
Per tutti gli altri partecipanti non rimane che silenzio e oblio. Un’altra possibilità potevano averla nelle gare in occasione dell’olimpiade successiva.

Continua a leggere l’articolo di Mario Colletti su La Libertà del 13 maggio

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