Puntuale come sempre a maggio, anche se questo maggio mi sembra più un aprile, arriva in città Fotografia Europea, che come al solito propone un panorama di lavori in cui è difficile orientarsi e fare delle scelte, obbligate per via del fatto che per vederle tutte bisognerebbe prendersi un mese di ferie.
Così, al di là dello spreco di aggettivi superlativi di cui sono pieni i comunicati stampa, mi voglio soffermare su due mostre che vale sicuramente la pena vedere.
La prima, al piano terra dei chiostri di San Pietro, che come sempre punto di partenza per chi vuole iniziare una visita, è dedicata a Gianni Berengo Gardin, fotografo che non ha bisogno di nessuna presentazione ed curata da Alessandra Mauro e Susanna Berengo Gardin con il coordinamento scientifico di Laura Gasparini. Fotografo molto conosciuto, dicevo, ma la novità sta nel fatto che questa mostra, oltre a presentare una notevole selezione di immagini, ha indagato anche l’archivio e lo studio del fotografo di Santa Margherita Ligure, mettendo l’accento sui metodi di lavoro e sulle modalità impiegati per conservare alla memoria tutto il suo materiale. Fin che ci siete fate un salto ai piani superiori per capire un po’ di più di quello che ci ho capito io nei lavori, coordinati da Joan Fontcuberta, dal titolo ‘Les nouveaux Encyclopédistes’, con un evidente richiamo a Diderot e Jean-Baptiste Le Rond detto d’Alambert. Il fotografo spagnolo è quello che l’anno scorso ci propose le fotografie delle lumache che gli mangiavano gli inviti e le lettere messi nella sua cassetta della posta, mentre lui era assente per lavoro. Ci sarebbero dei commenti da fare, ma ve li risparmio sennò dite che sono solo un vecchio brontolone e anche invidioso.

La mostra numero due, curata da Laura Gasparini e Alberto Ferraboschi, è quella di Palazzo Magnani. È dedicata alla storia e all’eredità di ‘Un Paese’, il celebre libro che vide la collaborazione dello scrittore e sceneggiatore Cesare Zavattini e il fotografo americano Paul Strand agli albori degli anni ’50. Le sale presentano, oltre al lavoro di Strand, anche quello di altri autori che hanno indagato il paese reggiano sulle rive del Po, affascinati tutti dall’idea originale di Cesare Zavattini. In effetti è l’autore di Luzzara che chiama Strand, ancora lui invoglia Gianni Berengo Gardin a confrontarsi con Strand vent’anni dopo e ancora Ghirri, Stephen Shore, Olivo Barbieri, Claudio Parmiggiani e ancora Fabrizio Orsi e Marcello Grassi che ripeteranno l’operazione a cinquant’anni di distanza. Tutto questo per sottolineare che quando le idee sono buone, sono come i semi piantati nella terra fertile: germinano e danno molti frutti.

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