Bizzocchi, nuova pagina di storia

Dal 1° aprile in negozio Beatrice e Mirko Valgiosi

Volta pagina, il negozio dei Fratelli Bizzocchi, però – scriviamolo subito per tranquillità di tanti – non chiude affatto. La ditta rimarrà invariata e il ramo di attività, libreria e vendita di articoli religiosi, sarà ancora lo stesso. Così come le edizioni Bizzocchi proseguiranno la loro strada: avremo un “Pescatore Reggiano” 2018 e resterà anche questo best seller della tradizione pubblicato dall’esperto Gianni. Semplicemente, dal 1° aprile alla cloche della più vecchia bottega di Reggio, in via Vittorio Veneto, a lato del vescovado, ci sarà una coppia di coniugi, Mirko e Beatrice. “Semplicemente” si fa per dire, perché un cambio di gestione familiare, parlando dei Bizzocchi, è un fatto epocale.
Inevitabili un po’ di disorientamento e qualche cedimento alla nostalgia, ma per fortuna – vien da dire – che la vita va avanti e che certi beni, come ad esempio i ricordini per i sacramenti, i presepi o le icone sacre, non tramontano, neppure in un mercato che sforna nuovi prodotti a getto continuo e migra transazioni sulle piattaforme online. E poi, entrando in questi giorni in negozio, si coglie già un denominatore che accomuna vecchi e nuovi esercenti: una sorridente cordialità.

Partiamo dalla storia, che merita. Aprendo il retrobottega, Giancarlo Bizzocchi, che da ben 55 anni lavora qui, dischiude contemporaneamente il librone dei ricordi. Già l’armadio che ci circonda è carico di memorie. Fu costruito dal padre Umberto, lo sposo di mamma Albertina Vecchi, nove figli. Sulle scaffalature di legno sono rimaste ancora alcune scatole di santini, anche se il grosso dello stock, alcuni anni fa, è stato venduto a uno specialista romagnolo.
L’attività era stata avviata nel 1893, ma Unioncamere ha ripescato una prima licenza, fra le più antiche d’Italia, recante la data del lontanissimo 1837. Ad ogni buon conto quando nonno Vincenzo Bizzocchi rilevava la bottega correva il 1907. In precedenza questi muri ospitavano una redazione-tipografia di bollettini parrocchiali, che vendeva anche messalini e qualche articolo religioso. Andrea, zio di Giancarlo, vi lavorava come commesso, finché dovette assolvere la leva militare e fu sostituito da Umberto, di undici anni più giovane, nel 1924. La “Agenzia libreria ecclesiastica Bizzocchi” già all’epoca vantava “il più grande assortimento di statue religiose, libri di devozione, statuette per presepi”, ma pure “romanzi, novelle, racconti e viaggi dilettevoli, morali, istruttivi (per le famiglie e la gioventù)”. Con il passare del tempo Andrea tornò da soldato, e intanto Giancarlo, bambino, prendeva dimestichezza con le “cose da casa e chiesa”, affiancato via via dagli altri fratelli, in particolare Paolo e Gianni.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà dell’1 aprile

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