Uno scatto lungo un secolo

Il circuito Off Fotografia Europea di via Roma, dal 27 febbraio al 4 marzo, ospita la residenza d’artista di Nicolas Boria, con una performance-laboratorio sulla magia della camera oscura ambulante il 2 marzo

Come agli albori della tecnica fotografica, Nicolas Boria cattura le immagini con uno strumento completamente analogico: una macchina fotografica a soffietto vecchia di un secolo e una camera oscura portatile per lo sviluppo istantaneo. Proprio come un fotografo ambulante. Camera oscura ambulante è il nome del suo progetto fotografico, che lo porta a Reggio Emilia per una residenza d’artista nell’ambito del circuito Off di Fotografia Europea in via Roma.Nicolas Boria 2

Durante la residenza, il 2 marzo, dalle 21.00 alle 22.30, Nicholas Boria terrà una performance-laboratorio presso il Labart di Vicolo Venezia. L’artista sarà presente in via Roma anche durante il weekend inaugurale di Fotografia Europea, e una sua opera site-specific, che ritrarrà luoghi e abitanti del quartiere, sarà esposta in via Roma dal 5 al 7 maggio.

Francese di nascita, fotografo d’arte e ricercatore accademico, Boria vive e lavora tra Torino e Parigi. Interprete di un singolare viaggio a ritroso nel tempo, Nicholas Boria, che ha cominciato il suo percorso partendo da una reflex digitale, nel 2008, si è col tempo avvicinato ad una sperimentazione intimista che lo ha condotto ad abbandonare il supporto digitale e preferire quelli analogico «per la sua intrinseca poesia, per il valore particolare che dà a ogni immagine e per le infinite possibilità da esplorare che mi offrono i procedimenti chimici dello sviluppo».
Selfie-stick, smartphone e fotocamere moderne non esistono: con il progetto Camera oscura ambulante, iniziato nel 2015 dopo vari progetti e mostre in Francia, Italia, Germania, Polonia e Svizzera, Boria ha sperimentato un ritorno al passato che sostituisce all’istantaneità dello scatto contemporaneo, moltiplicabile all’infinito, la permanenza e la singolarità del ritratto sviluppato nella camera oscura. La fotografia riacquista così la sua forza originaria: la possibilità di catturare un istante rendendolo eterno, la proiezione nel futuro – grazie agli strumenti del passato – in netta contrapposizione alla presentificazione coatta dentro la quale ci trascinano i social network come instagram. Del resto “slow photography” è il suo motto.
La fotografia prima dell’epoca della sua riproducibilità digitale, insomma: se i risultati possono perdere in precisione, messa a fuoco e definizione, di sicuro ne guadagna la magia della composizione e dello sviluppo.
In occasione della performance, il pubblico potrà assistere allo sviluppo delle foto, farsi fotografare, da soli o in gruppo, e ricevere spiegazioni sul procedimento, dal funzionamento della macchina al principio negativo-positivo. Il tutto in circa venti minuti. Astenersi non perditempo.