La Parola di Dio si manifesta nella storia

Cristo rivelatore del Padre

“Dopo aver parlato in più parti e in più modi per mezzo dei profeti, Dio ‘alla fine, nei nostri giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio’ (Ebr 1,1-2)” (DV 4).
Il solenne incipit della Lettera agli Ebrei costituisce, insieme al riferimento al prologo di Gv (1,1-18), il cuore illuminativo di Dei Verbum 4, il paragrafo in cui la costituzione conciliare presenta Gesù Cristo come Colui che, portando a compimento le profezie dell’Antico Testamento, compie ed unifica in sé la rivelazione divina, di cui è pienezza e vertice in quanto rivelazione del Padre e del Suo progetto di salvezza.
Come uomo infatti Gesù parla le parole di Dio, e come Dio apre agli uomini il grembo del Padre e ne racconta i segreti; dal momento che Egli è nello stesso tempo l’esegeta e l’esegesi della Scrittura, Gesù è per gli uomini l’esegeta e l’esegesi del Padre invisibile (Gv 1,18). Cristo è dunque Dio stesso rivelante che dobbiamo ascoltare (Mt 11,27; 17,5), e nello stesso tempo è Dio rivelato, “immagine del Dio invisibile” (Col 1,15), “splendore della Sua gloria e impronta della Sua sostanza” (Ebr 1,3).
Da tutto ciò ben si comprende che la rivelazione del Padre non poteva esserci che mediante il Figlio, e che non poteva esserci altra via per condurre al Padre all’infuori del Figlio, in quanto Parola che apre alla conoscenza autentica del Padre e amen che rivela e testimonia pienamente l’atteggiamento filiale con cui poter adorare il Padre (Gv 4,23).

Leggi tutto l’articolo di Matteo Mioni su La Libertà del 17 dicembre

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