«La fede dei reggiani mi fa lodare Dio»

BUON COMPLEANNO, VESCOVO MASSIMO! – Terza e ultima parte dell’intervista nel 70° genetliaco

La cura per i preti, la nomina a vescovo, il rapporto con il tempo

Completiamo, con questa terza parte, la pubblicazione dell’intervista al vescovo Massimo Camisasca in occasione del suo 70° compleanno, iniziata su La Libertà del 29 ottobre scorso. Le prime domande, stavolta, puntano sul ministero sacerdotale, anche in considerazione dell’imminente consegna della Lettera pastorale “Vieni e vedrai. I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Ma poi si arriva al periodo reggiano, quindi al servizio episcopale, con pensieri e valutazioni che riteniamo interessanti per tutti i nostri lettori.

Don Massimo, che rapporto ha con la musica?
In un certo senso la musica e il canto sono la mia vocazione mancata, infatti ho sempre desiderato imparare a suonare e non l’ho mai fatto. Ma ho continuato ad ascoltare musica. Ci sono persone che la ascoltano per riposare. Io riesco veramente a riposare se ascolto la musica lasciandomi interpellare da essa: la musica crea dentro di me nuove domande, nuove strade, è una riconciliazione profonda.

Durante il Giubileo diocesano degli operatori della carità e degli animatori della liturgia ha sottolineato l’importanza del canto. “Chanter”, diceva l’altra volta…
Sì, sono profondamente convinto che il canto sia il centro della vita cristiana perché la vita cristiana è un alleluia, cioè è una lode a Dio. Il canto è l’anticipazione di quello che ci attende. Chi ha visto questo meglio di tutti è Dante Alighieri, che ci aiuta a scoprire che il canto è l’espressione di un animo che ha trovato la sua casa e sa vedere il rapporto luminoso che esiste tra l’uomo e le cose create.

Continua a leggere l’intervista di Edoardo Tincani al vescovo Massimo su La Libertà del 12 novembre!

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