I relatori
Il 17 0ttobre con il patrocinio della Diocesi di Reggio e dell’Arcidiocesi di Modena Il Circolo Giuseppe Toniolo di Sassuolo e Valle del Secchia ha tenuto nella Sala Parrocchiale di Rometta a Sassuolo il secondo incontro sul tema: ‘Il fenomeno delle migrazioni delle genti’. Ieri è stato approfondito il fenomeno nel contesto attuale. Sono intervenuti l’Ing. Corrado Borghi e il Prof. Riccardo Cascioli. Borghi di 37 anni, residente a Bologna, è membro dell’Operazione Colomba per la quale è stato in particolare in Colombia e in Libano. Cascioli di 58 anni è direttore responsabile del quotidiano on-line La Bussola Quotidiana e del mensile Il Timone. Scrive su Avvenire e insegna alla Cattolica di Milano. Faceva le domande il presidente del circolo Luciano Venturelli.
L’intervento di Borghi
Borghi è intervenuto per primo sottolineando il disagio in cui si trovano i profughi siriani in Libano, paese di 4.000.000 di abitanti con 1.200.000 di profughi ufficiali più un numero indeterminato di illegali. Il Libano non ammette i campi profughi, per cui essi devono vivere a proprie spese presso i privati, spesso in garage e in tende. Il loro desiderio è quello di dare un futuro ai figli, per il quale affrontano il viaggio sui barconi verso l’Europa. L’Operazione Colomba ha portato in Italia in modo regolare quattro famiglie, che continua a seguire. Il Leader aulita Assad rispetta le libertà religiose ma non le libertà politiche. I siriani hanno le libertà civili. Tuttavia il rapporto di fiducia reciproca, seppur limitato, tra la minoranza aulita al potere e la maggioranza sunnita della popolazione si è rotto ed è cominciata la guerra in corso, che ha provocato un numero enorme di profughi, per i quali anche l’Italia ha leggi che ne prevedono l’accoglienza. Si è sottolineato come l’Arabia Saudita appoggi il Daesh in una guerra che innanzitutto è tra i paesi arabi, complicato dall’intervento delle grandi potenze. In proposito Cascioli ha detto che i migranti siriani non si spostano verso i paesi arabi benestanti.
L’intervento di Cascioli
Il suo intervento ha mostrato come in Italia arrivi solo una piccola parte di siriani, mentre il grosso degli arrivi è dall’Africa nera. Il relatore ha affermato come questi arrivi non costituiscano un’emergenza ma un fatto destinato a proseguire almeno nei prossimi dieci anni. L’Italia è un paese vecchio e con pochi figli, che non permettono di sostituire il numero dei morti, mentre l’Africa è piena di giovani, che costituiscono la maggior parte degli arrivi. Ma il fatto che siano in maggioranza musulmani e maschi determina la difficoltà principale dell’accoglienza.
E’ soprattutto il diritto di famiglia ad essere non solo diverso, ma inconciliabile. Già a Strasburgo passeggiano uomini con quattro donne a fianco e con il burca. In Inghilterra e in Germania la sharia è entrata nella legislazione.
L’attuale immigrazione in Italia è dovuta al desiderio di migliorare la situazione economica. Da parte italiana non c’è un’identità forte capace di dialogare da pari a pari. Quindi aiuto a chi viene, ma provvisorio. E’ il giusto aiuto che si deve dare al viandante bisognoso di tutto. Ma accoglienza permanente solo ai profughi riconosciuti come tali dalle leggi italiane.
Borghi ha insistito sulla necessità di una generosa accoglienza nei confronti di persone nell’indigenza. Invece per Cascioli l’alternativa è gestire fino in fondo l’arrivo degli immigrati, che continua ad essere fuori controllo, con un’accoglienza che prepari all’inserimento, come è già avvenuto al tempo dei 1000 immigrati boat-people vietnamiti in Veneto.
La legge europea prevede che si facciano identificare nel paese d’arrivo, ma l’Italia preferisce voltare le spalle e ignorare la massa degli arrivati, che da parte loro non vogliono essere identificati in Italia ma nei paesi del nord Europa. Da qui la chiusura delle frontiere da parte dell’Austria. La soluzione pratica proposta da Cascioli è stata di suggerire l’insediamento in Libia di un organismo dell’ONU, in grado di selezionare gli arrivi a favore di chi avesse diritto. Il dramma è aggravato dal fatto che i politici hanno paura di affrontare un problema così grande.