Le proposte di Confcooperative per lo sviluppo in montagna

E’ uno sguardo a tutto campo sullo sviluppo dell’Appennino reggiano quello che Confcooperative racchiude in un articolato documento approvato dal Consiglio provinciale della centrale cooperativa dopo alcune specifiche sedute di lavoro a Castelnovo ne’ Monti.

Un testo che, accanto al richiamo ad alcune carenze infrastrutturali ormai croniche delle montagna (e su tutte la viabilità), pone l’accento su una serie di proposte e di azioni possibili e necessarie in un tempo limitato, a fronte del fatto – sottolinea nelle prime righe Confcooperative – che “oggi non abbiamo più tempo per lavorare solo su prospettive e progetti di medio e lungo periodo (la formazione imprenditoriale, la ricerca e sperimentazione di nuove attività, ad esempio), ma occorre rigenerare occupazione con l’insediamento di attività produttive compatibili con il contesto e meno frenate dalle carenze infrastrutturali oggi presenti”.

L’ampio capitolo dedicato da Confcooperative alle politiche economiche è preceduto proprio da questa considerazione sul carattere d’urgenza delle nuove azioni per l’Appennino, accompagnate da una serie di valutazioni legate ad uno sviluppo complessivo del territorio reggiano che continua a generare flussi (per scuole, servizi sanitari, lavoro, commercio) verso il capoluogo e le aree a Nord della via Emilia, quando invece una maggiore dislocazione di alcune di queste attività e servizi a Sud del centro cittadino consentirebbe una migliore tenuta della montagna, un maggiore sviluppo, l’arresto di un esodo che tuttora continua e, contestualmente, migliori condizioni di vivibilità (e di viabilità) in aree oggi congestionate.

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Nel merito delle azioni riguardanti servizi e infrastrutture, Confcooperative mette in primo piano, tra l’altro, le infrastrutture immateriali (banda larga e ultra larga), necessarie non solo a scambi e nuove forme di lavoro (telelavoro), ma anche allo sviluppo di realtà di medicina in rete e teleassistenza, “temi sui quali – sottolinea Confcooperative – la cooperazione reggiana primeggia a livello nazionale e il cui apporto può garantire servizi più efficaci ai residenti e condizioni più rassicuranti anche per quanti possono trasformarsi da “frequentatori” in abitanti”.

In campo più strettamente economico, per Confcooperative è poi fondamentale e urgente l’avvio di un programma di attrattività importante di PMI e startup industriali leggere e sostenibili. “Un passo fondamentale – spiega la centrale cooperativa – per aumentare il livello di occupabilità  a fianco delle aziende che nell’agricoltura, nel commercio e nel turismo sviluppano quote diffuse, indispensabili, ma poco dense di occupazione”.

Analogamente importante – sottolinea Confcooperative – è l’avvio di nuove attività di ricerca e sperimentazione, in particolare per l’agricoltura e per tutte le risorse ambientali (bosco, acque, paesaggio, piccoli frutti), generando una diversificazione produttiva  che consenta il miglior utilizzo economico delle risorse locali. Queste azioni – secondo Confcooperative – possono anche favorire una migliore integrazione tra attività diverse, condizione essenziale per ribaltare una situazione in cui non esistono, salvo rare eccezioni, attività monosettoriali ad alta specializzazione che i giovani possano agevolmente intraprendere, anche in conseguenza dei capitali necessari agli investimenti”.

Un affondo di Confcooperative viene poi sul tema della fiscalità: “All’Appennino – precisa l’organizzazione – non occorre una fiscalità agevolata, ma una fiscalità giusta e dedicata, di chiara compensazione dei costi e delle scelte di investimento e organizzative che deve sopportare un’azienda che resta in montagna anche a presidio di controllo, servizio e governo del territorio e dei suoi abitanti”.

In un Appennino che deve “aprire i suoi confini su tutti i fronti sociali, economici e culturali anche con nuove competenze digitali e azioni sui mercati esteri , azioni sui mercati esteri (specie per il turismo) – sottolinea Confcooperative – è essenziale la tenuta dei borghi, che sono le sue briglie sociali, così come è essenziale il fatto che la politica e il contributo pubblico divengano strumento di sviluppo di economia, vivibilità e occupazione”. “E’ allora valore, e non turbativa- spiega la centrale cooperativa – che i lavori pubblici locali rimangano a imprese operanti localmente e con maestranze locali”. “Occorre allora uscire – conclude Confcooperative – da una sorta di neutralità, apparente o sostanziale, rispetto all’assegnazione delle opere, affinchè l’investimento pubblico vada nel lavoro, e non nell’assistenzialismo che potrebbe conseguire all’assenza/carenza del lavoro stesso.