Misericordia da imparare

Introduzione alla mostra sul tema del Giubileo straordinario

Forse si potrebbe pensare, giunti a questo punto del Giubileo straordinario, di saperne già abbastanza di “misericordia”. Effettuato, almeno una volta, il passaggio della Porta Santa, di avere in incontro-camisasca5qualche modo esaurito il “compito”. Sarebbe un approccio quanto meno superficiale.
Per aiutarci a sollevare lo sguardo e allargare gli orizzonti, sia spirituali che culturali, sta per arrivare in Cattedrale a Reggio Emilia, dal 15 ottobre al 1° novembre, un’opportunità molto interessante. Si tratta della mostra “I volti della Misericordia”, che attraverso i suoi pannelli, con documentazione e immagini artistiche appropriate, evidenzia come il tema della misericordia sia stato realmente portante nella vita, nella dottrina e nella pastorale della Chiesa fin dalle origini.

Prima di accostarvisi, è opportuno liberare il campo da un equivoco, ragionando sulla parola stessa “misericordia”, termine che in ebraico si riferisce all’attaccamento viscerale che una madre prova verso il figlio che ha portato in grembo. Ogni figlio è unico per la madre e ha un valore superiore agli errori che può commettere. Papa Francesco stesso nella Bolla “Misericordiae Vultus” (numero 6)descrive così la misericordia: “È veramente il caso di dire che è un amore «viscerale». Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono”.
Nella misericordia materna c’è però un limite intrinseco dovuto al peccato originale, che solo la misericordia di Dio Padre può sanare. Dimenticandosi di essere in rapporto con Dio, l’uomo perde, di conseguenza, la possibilità di fare esperienza della misericordia.
Sta esattamente qui l’equivoco da togliere di mezzo: prima che un atteggiamento o una capacità dell’uomo, come si è spesso tentati di credere, la misericordia è una qualità propria di Dio.

Leggi il testo completo dell’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà dell’8 ottobre

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