GRAZIE diacono Demetrio

Dopo vent’anni di servizio va in «pensione» l’incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, appartenente all’unità pastorale di Rubiera insieme alla moglie Margherita

In quasi vent’anni solo un parroco (per la cronaca era quello di Luzzara) gli ha messo un “grazie” nero su bianco per il servizio di incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa. Forse è un po’ poco. Oggi su La Libertà ne scriviamo uno cubitale, a nome di tutta la Diocesi, perché tra le tante diaconie possibili quella portata avanti, spesso in solitudine, da Demetrio Panciroli è certamente molto impegnativa: sensibilizzare alla firma dell’8 per mille alla Chiesa cattolica e alle offerte liberali per il clero richiede un aggiornamento costante, la partecipazione a convegni, la mobilitazione fisica e intellettuale, all’impervia ricerca di interlocutori e, merce ancor più rara, di collaboratori.
D’ora in poi questo compito, com’è stato comunicato tra le nomine di inizio anno pastorale, sarà svolto da un altro diacono, Lorenzo Ponti da Gavassa.

Con Demetrio, da almeno un decennio, ci siamo incontrati proprio per fare il punto sulle cifre da pubblicare sul giornale. Stavolta ci sediamo per un colloquio più ampio: in redazione ci è parso l’omaggio più sincero a una vita tutta spesa “a servizio della comunione nella Chiesa”, perché la biografia è lunga e ricca.
Nato a Gavasseto nel 1938, Panciroli ha frequentato il Seminario a partire dalla quinta elementare, tra Marola e Reggio; qui, rettore monsignor Bonacini, è rimasto fino al secondo anno di liceo classico “Ariosto”, dove ha conseguito la maturità nel 1957, prima d’iscriversi a Giurisprudenza all’Università di Parma. La laurea in legge è arrivata nel 1965, ma già dal 1962 il nostro aveva preso casa a Roma in qualità di delegato del Movimento rurali della Giac (Gioventù Italiana di Azione Cattolica), spostandosi in giro per l’Italia per partecipare ai convegni e tornando al suo paese sì e no una volta al mese.

Leggi l’articolo completo di Edoardo Tincani su La Libertà del primo ottobre

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