Sisma, Centro Italia in ginocchio: tempo di soccorrere e ricostruire

Il peggiore degli incubi umani rimane il terremoto. Un maglio tremendo che esce dal sottosuolo e strappa alla vita persone e case. Improvviso come l’odio fanatico, che pure incute una paura remota ai nostri giorni d’incertezza, potendo toglierci il respiro da un istante all’altro. Con due differenze, direi aggravanti: cioè che mentre terroristi e psicolabili lasciano nell’etere tracce di sé e dunque sono (a volte) più prevedibili, il terremoto si scatena senza preavvisi; inoltre il sisma non guarda in faccia a nessuno, non distingue il Paese, la razza o la religione delle vittime, ma semina morte e distruzione, anche in piccoli centri. Come Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto e gli altri paesi delle province di Rieti, Ascoli Piceno, Perugia e Fermo che il 24 agosto ci sono diventati di colpo tristemente familiari.

È tornato dunque l’incubo già vissuto in casa nostra nel 2012 e a L’Aquila nel 2009. Spaventoso il bilancio, ancora non definitivo: 292 morti, 238 persone estratte vive dalle macerie, 388 feriti, 2.500 persone ospitate nelle tende, 750 alunni senza aule per la ripresa dell’anno scolastico, 293 beni culturali gravemente danneggiati.
Straordinaria la catena dei soccorsi (6.200 persone impegnate), commoventi le storie di chi ce l’ha fatta e di chi no, dei volontari che si sono prodigati a scavare a mani nude tra le rovine: ognuno ha potuto vedere attraverso i media il volto bello e fiero di quest’Italia che sa risollevarsi dopo la catastrofe.

Continua a leggere l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 3 settembre

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