La GMG? Non è finita il 31 luglio

Pensieri di un giovane reggiano dopo l’esperienza in Polonia

Pubblichiamo una parte della riflessione scritta all’indomani dell’esperienza della Gmg di Cracovia da un giovane pellegrino della parrocchia di Regina Pacis (Reggio Emilia).

Durante il viaggio di ritorno da Cracovia, mentre quasi tutti dormivano, esausti per quei giorni intensissimi – e in particolare per la bellissima veglia che ci ha visti dormire sotto il cielo stellato del Campus Misericordiae insieme a più di un milione di giovani – pensavo che la Gmg era già finita.
Sono veramente volate via queste giornate, vissute davvero appieno, dall’alba fino a ben oltre il tramonto, eppure ora riemergono chiaramente ricordi – a confermare che tutto è passato – fatti di volti, di luoghi, di parole.

In particolare, mi torna alla mente una frase pronunciata da don Marek, sacerdote della parrocchia che ci ha accolti ad Opole, il quale durante l’omelia della Messa di saluto per la nostra partenza alla volta di Cracovia ci faceva constatare come Nazareth, nido della giovinezza di Gesù, non avrebbe alcun senso senza la sua ‘negazione’, ovvero senza la partenza da essa, l’addio alla città materna tanto amata, addio che segnò l’inizio della missione di Gesù nel mondo.
In quella giornata, che come l’ultima sera di Gmg era stata caratterizzata da un sofferto “arrivederci”, don Marek ci ricordava che partire significa tornare ad essere cristiani là dove abitiamo, prolungando e non facendo cadere nel vuoto l’esperienza di questi giorni. Ci invitava a non piangere per qualcosa che era inevitabilmente finito, ma a rimboccarci le maniche per far sì che ciò continuasse, affinché l’esperienza della Gmg non fosse una felice frase chiusa tra parentesi ma piuttosto due punti dopo i quali inizia una lunga proposizione.

Continua a leggere l’articolo di Luca Bigi su La Libertà del 3 settembre

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