Terremoto: mons. D’Ercole, “e adesso, Signore, che si fa?”

“Cari amici, mi rivolgo soprattutto a voi che siete diventati la mia famiglia. ‘E adesso, vescovo, che si fa?’. Quante volte in questi giorni, amici miei, mi son sentito ripetere questa domanda. Dai familiari delle vittime; da chi si ritrova senza famiglia e senza casa; dai giornalisti in cerca di notizie; dai parenti e dagli amici nell’obitorio fra le salme che aumentano con il passare delle ore e dei giorni. Domande spesso solo pronunciate con il pianto e lo sguardo perso nel nulla. Esiste una risposta? Spesso l’unica è il silenzio e l’abbraccio”.

funerali

Ha esordito così monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, nell’omelia per le esequie celebrate nella palestra adiacente all’ospedale “Mazzoni” di Ascoli. “Questa stessa domanda – ‘E adesso che si fa?’ – l’ho rivolta in queste interminabili giornate di commozione e di strazio a Dio Padre, suscitato dall’angoscia di padri, madri, o figli rimasti orfani, dall’avvilimento di esseri umani derubati dell’ultima loro speranza. ‘E adesso, Signore, che si fa?’. Quante volte, nel silenzio agitato delle mie notti di veglia e d’attesa, ho diretto a Dio la medesima domanda: a nome mio, a vostro nome, nel nome di questa nostra gente tradita dal ballo distruttore della terra. Mi è venuto subito in mente l’avventura di Giobbe, questo giusto perseguitato dal male, profeta che mai s’arrese nel rinfacciare a Dio le sue domande”. La polvere, ha proseguito il vescovo, è “tutto ciò che è rimasto a questa gente, Signore, dopo la tragedia. Tutto sembra diventato polvere: il terremoto ha accomunato paesi fratelli da Amatrice ad Arquata, un tempo parte della stessa diocesi”. Mons. D’Ercole ha ringraziato il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, e l’arcivescovo de l’Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi. “La sofferenza aquilana mi è bene nota”, ha aggiunto: “Un intero pezzo di storia adesso non c’è più. Polvere, nient’altro che polvere: la polvere che per Giobbe, dopo il dramma di una fatica disumana, diventa altare sul quale brilla la vittoria di Cristo”.

Fonte: www.agensir.it