Sale il numero delle imprese artigiane

Design industriale, tecnico e di moda; tatuaggi e piercing; servizi di cura degli animali, cura e manutenzione del paesaggio: anche a Reggio Emilia l’artigianato si rinnova.

A fianco delle tradizionali attività che da sempre caratterizzano il settore – tinteggiatura e lavori di completamento e finitura di edifici, confezione di abbigliamento ed accessori, lavorazioni artistiche di marmo, ecc. – se ne affacciano dunque di nuove che, secondo l’Ufficio Studi della Camera di Commercio che ha analizzato i dati del primo semestre del 2016, hanno registrato, in termini assoluti, gli incrementi più consistenti.

Le imprese artigiane della provincia di Reggio Emilia sono risultate in lieve ripresa nel secondo trimestre 2016, dopo aver comunque scontato una flessione nei primi tre mesi dell’anno. Fra aprile e giugno sono state 389 le iscrizioni nel Registro Imprese della Camera di Commercio a fronte di 332 aziende che hanno espresso la volontà di non proseguire l’attività: con un saldo positivo di 57 unità, ed un tasso di crescita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, gli artigiani reggiani hanno raggiunto quota 19.322.artigiani-1-sem-2016

A fronte di questo positivo risultato il secondo trimestre del 2016 risulta, però, quello meno brillante in assoluto per numero di imprese artigiane nate dal 2010 ad oggi. Solo il concomitante “record” delle minori cancellazioni nello stesso periodo ha reso possibile il saldo positivo, un dato che fa sperare nel proseguimento della ricostruzione del tessuto imprenditoriale artigiano.

Ormai da diversi anni, infatti, la provincia di Reggio Emilia registra una continua flessione nel numero di imprese artigiane che all’inizio della crisi economica del 2008 erano circa 22.600.

Il saldo positivo del secondo trimestre, inoltre, così come avvenuto per il complesso delle imprese iscritte al Registro camerale, non è ancora sufficiente per recuperare la flessione osservata nel periodo gennaio-marzo 2016. Il trend fortemente negativo registrato nel primo scorcio dell’anno (tradizionalmente caratterizzato da un bilancio negativo a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente) aveva infatti evidenziato 237 cessazioni non d’ufficio in più rispetto alle iscrizioni.

Nel periodo gennaio-giugno 2016, la leadership della crescita, in termini percentuali, va alle attività di ristorazione, in particolare quelle di preparazione di cibi da asporto, che in sei mesi sono cresciute del 2% raggiungendo le 564 unità.

Le attività del terziario sono quelle che mostrano maggior dinamicità, soprattutto quelle che svolgono servizi di supporto alle imprese (+2,1%) e quelle professionali, scientifiche e tecniche (+4,4%), anch’esse funzionali alle attività produttive. Fanno eccezione i trasporti terrestri che, registrando una riduzione del 2,3% scendono a 1.083 unità.

Sono ancora in sofferenza sia il settore edile che il manifatturiero. Le costruzioni, che con 9.488 unità rappresentano il 49,1% delle imprese artigiane, registrano la maggior contrazione in valore assoluto: le aziende del settore si sono infatti ridotte, nei primi sei mesi, di 219 unità (-2,3%).

Registrano complessivamente un calo dell’1,4% le imprese appartenenti al manifatturiero, che rappresentano oltre un quinto delle attività artigiane della provincia di Reggio Emilia: nel primo semestre dell’anno sono diminuite di 60 unità raggiungendo la consistenza di 4.304 aziende. In lieve contrazione (-10 unità pari al -2,7%) anche le ditte di riparazione di beni di consumo e per la casa che scendono a quota 365.