Violenza all’infanzia da fermare

Doveroso limitare i danni alla salute e al bilancio pubblico

Se ne parla poco, l’argomento sgomenta e suscita reazioni di comprensibile ripulsa emotiva. Ma la violenza all’infanzia è molto più di diffusa di quanto si sappia, ufficialmente. Ed è un fenomeno grave perché può contribuire a danneggiare in modo grave e permanente le opportunità di sviluppo della persona.
Accanto a situazioni che assurgono agli “onori” della cronaca per la loro brutalità ve ne sono tante altre più sommerse ma non per questo meno dannose. Il fenomeno, sepolto nella paura e nella vergogna, è molto difficile da affrontare ed ancor prima da individuare. Per alcuni anni, 2001-07, grazie a insistenti corsi di formazione e col contributo fondamentale dei medici dei pronto soccorso ospedalieri, dei pediatri e dei ginecologi oltre che dei servizi, ne ho pubblicato la consistenza nel Reggiano. Poco meno del due percento dei minori dalla più tenera età fino ai diciotto anni subiva una qualche forma di violenza o di abuso.

Ora due tra le più autorevoli autorità scientifiche mondiali, l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) e il CDC (Centers for Disease Control and Prevention, il Centro statunitense per il controllo e la prevenzione delle malattie), pubblicano un manuale per sconfiggere questa piaga sociale. Sembra utopia, la violenza è radicata nelle relazioni umane. Ma la base del documento è assolutamente scientifica. Si nasce con una domanda di amore, ricevere maltrattamento dove ci si aspetterebbe accoglienza e protezione è molto confusivo.

Continua a leggere l’articolo di Umberto Nizzoli su La Libertà del 6 agosto

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