L’indagine congiunturale condotta dall’Ufficio Studi di Unindustria Reggio Emilia sull’andamento dell’economia reggiana evidenzia, in coerenza con il quadro nazionale, un rallentamento della produzione industriale (-1,0%) relativamente al secondo trimestre dell’anno (aprile-giugno 2016).
L’andamento della produzione si associa ai risultati negativi degli ordinativi complessivi -1,3%, mentre sono in calo anche i nuovi ordini dall’estero -1,6%.
In diminuzione anche i ricavi: -1,5% del fatturato complessivo, principalmente per una flessione delle vendite sul mercato interno, scese del 3,5%, sostanzialmente stabili quelle all’estero (+0,2%).
“La risalita della produzione industriale, già molto disomogenea tra settori e quindi poco solida, ha subito una nuova battuta d’arresto nel secondo trimestre e, di conseguenza, costringe a rivedere al ribasso le aspettative di crescita complessiva – dice il presidente di Unindustria Mauro Severi – L’andamento si spiega in gran parte con l’incertezza dominante dell’attuale scenario economico internazionale: sono purtroppo sotto gli occhi di tutti una serie di fattori di concreta o potenziale criticità, che vanno dagli attacchi terroristici, alla debolezza dell’UE, alla crisi migratoria, al fallito golpe turco, fino al prossimo appuntamento elettorale americano. Un mix di elementi – chiude Severi – che contribuisce a deprimere la domanda, nonostante a livello globale alcune economie, gli stessi USA, diano segnali positivi.”
Ci sono però anche elementi di positività: sul fronte lavoro a Reggio Emilia prosegue il recupero dell’occupazione (+1,9% rispetto allo stesso periodo del 2015).
“Nel mercato del lavoro – commenta ancora Severi – l’aumento dell’occupazione ora non riguarda più solo le forme contrattuali incentivate: un segnale importante di consolidamento dei progressi avviati ormai da oltre due anni, ma anche un segnale di responsabilità e fiducia da parte degli imprenditori”.
Le prospettive per i prossimi mesi restano però incerte, sempre a motivo dell’opacità del quadro globale e di alcuni fattori interni quali le vicende bancarie legate ai crediti deteriorati e l’esito della consultazione referendaria.
“L’imprenditore è ottimista per natura; certo ora, più che la ripresa, pare consolidarsi l’incertezza. Veniamo da una fase recessiva che dura da molti anni e dobbiamo riuscire a portare a termine le riforme del Paese, perché la fiducia va sostenuta al meglio sia in termini di politica economica sia in termini istituzionali” – ha concluso Severi.