L’energia, l’inquinamento e il loro costo in vite umane

Introduzione
È un problema assai generale, che, seppure in misura diversa, riguarda tutte le fonti di energia. Si tratta di una questione piuttosto complessa, che tuttavia cerchiamo di affrontare in termini semplici. In primo luogo è bene ammettere che tutte le attività umane, nessuna esclusa, comportano un rischio di qualche tipo e di una certa entità: nessuna di esse è a rischio zero. Di conseguenza hanno tutte un prezzo da pagare in termini di vite perdute, che è piuttosto alto per quelle legate alla produzione, al trasporto e all’utilizzazione dell’energia: è doloroso doverlo ammettere, ma è così. Per dare una valutazione obiettiva al problema, non legata a pregiudizi, è necessario eseguire delle esperienze, raccogliere dati numerici, porli infine a confronto tra loro. In tal modo è possibile valutare, oltre ai benefici, anche i rischi delle varie fonti. È un metodo rigoroso, di tipo scientifico, l’unico su cui poter fare affidamento. Diceva Leonardo Da Vinci: “DELLE SCIENZIE. Nessuna certezza è dove non si pò applicare una delle scienzie matematiche, ovver che non sono unite con esse matematiche”. Ebbene, sulla base dei dati raccolti da varie istituzioni accademiche, cerchiamo ora di mettere a confronto tra loro i due maggiori imputati: i combustibili fossili da una parte e l’energia nucleare dall’altra.

Nel primo caso la perdita in vite umane avviene principalmente a causa dell’inquinamento della biosfera – aria, acqua e suolo – che procede in modo invisibile, silenzioso e spesso senza venir percepito dalla popolazione. Nel secondo caso, quello del nucleare, la perdita in vite umane avviene soprattutto a causa degli incidenti, perciò in modo molto più spettacolare, visibilmente drammatico, tale da suscitare paura e un forte impatto emotivo sulla popolazione. Sono dunque due modi distinti di incidere sulla perdita di vite (non solo quelle umane).

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