La scoperta dell’inconscio e la psicoanalisi con Freud

Immaginate di vivere al secondo piano di una palazzina di due piani. Sotto di voi, al primo piano, abita un signore che non avete mai visto. Mai incontrato per le scale e neppure per strada. Eppure sapete che c’è. Come fate a saperlo? Lo sapete dai segnali che, involontariamente, vi manda. Lo sapete perché lo sentite tossire al mattino, o cantare, oppure piantare chiodi o spostare mobili.
Il vostro rapporto con l’inquilino misterioso del primo piano è simile al rapporto che avete col vostro inconscio.
L’inconscio, infatti, è, per definizione, l’opposto della coscienza, la sua ombra, e quindi ci sarebbe completamente ignoto se non “si facesse sentire” cioè se non si manifestasse inviando segnali alla coscienza. Sta poi in noi la capacità di decifrare, di comprendere questi messaggi – oppure di lasciarli cadere o ricadere nel buio.
I segnali che l’inconscio manda alla coscienza sono di due tipi: patologici (sono i sintomi nevrotici) e non-patologici (sono i sogni, i lapsus, le perdite di oggetti, le dimenticanze).

L’inconscio nella nevrosi
La scoperta dell’inconscio (se si eccettuano alcune anticipazioni filosofiche e, soprattutto, letterarie) si può fare coincidere con la nascita della psicoanalisi. Si può dunque indicare come data il 1895, l’anno di pubblicazione degli Studi sull’isteria di Joseph Breuer e Sigmund Freud. Il primo caso, quello di Anna O., era descritto dal dottor Breuer, gli altri casi (Signora Emmy von N., Miss Lucy R., Katharina, Signorina Elisabeth von R.) dal dottor Freud. Noi faremo riferimento al primo caso, quello di Anna O. (che in realtà pare si chiamasse Bertha Pappenheim).
Joseph Breuer aveva preso in cura Anna, una ragazza sui vent’anni con svariati disturbi nervosi riconducibili a una grave forma di isteria.
Isteria viene dal greco hystèra che significa utero. Per molto tempo si era creduto infatti che l’isteria fosse una malattia legata all’utero, quindi con base biologica e tipicamente femminile. Si procedeva perciò, nei casi più gravi, alla isterectomia, cioè all’asportazione chirurgica dell’utero. È merito di Breuer e Freud di aver rivelato la genesi psichica dell’isteria (la quale, se colpisce prevalentemente le donne, non significa che non possa colpire anche gli uomini): fosse anche solo per questo motivo, essi meriterebbero la nostra attenzione.

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