Rita nasce tra il 1371 e il 138 da famiglia benestante e stimata. Il libero comune di Cascia affida ai suoi genitori l’arduo incarico di pacificare i contendenti o almeno evitare stragi cruenti tra famiglie guelfe e ghibelline in continuo conflitto. Il messaggio cristiano troverà quindi terreno fecondo nell’operato della famiglia d’origine. Rita perdona e mai rivelerà il nome degli assassini del marito, anche se questo gesto le costerà il risentimento dei suoceri. Un timore ancora più grande la affligge: che i suoi ragazzi possano diventare vittime o protagonisti di quella spirale d’odio che s’è innescata. I due giovani, Giangiacomo e Paolo Maria, muoiono molto presto, probabilmente di peste.
La letteratura fiorettistica del Medioevo ha poi romanzato i fatti storici legando il ricordo di questa monaca, madre e sposa a simboli che ancor si ritrovano visitando Cascia e i suoi dintorni. Uscendo dalla porta vicino alla cella di Santa Rita, si può vedere il roseto dell’antico monastero, creato in ricordo di questo prodigio il secolo scorso.
Diverse testimonianze raccolte nel processo per la beatificazione nel 1626 raccontano che alla fine dei suoi giorni, malata e costretta a letto, Rita chiede a una sua cugina di portarle due fichi e una rosa dall’orto della casa paterna a Roccaporena, nella città natale di Rita, a circa 5 km da Cascia. Ma siamo in inverno e la cugina l’asseconda, pensandola nel delirio della malattia. Tornata a casa, la giovane parente trova in mezzo alla neve una rosa e due fichi e, stupefatta, subito torna a Cascia per portarli a Rita.
Celebrazione di Santa Rita nel Convento dei Cappuccini di San Martino in Rio domenica 22 maggio
Invocazione alla SS. Trinità e benedizione dei bambini e delle rose ore 12,00
Santo Rosario con benedizione delle spose, mamme, vedove e religiose. ore 18,30
Sante Messe ore 7.30 – 9.30
RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE SANTA RITA ANNO 2016
È stato istituito nel 1988 dal Comune e dal Monastero di Cascia. per mostrare al mondo l’operato di donne convinte della forza del perdono e capaci della difesa della dignità e dei diritti dell’uomo. Rita ha saputo “fiorire” nonostante le spine che la vita le ha riservato, donando il buon profumo di Cristo e sciogliendo il gelido inverno di tanti cuori. In passato tante madri coraggiose hanno ricevuto il premio per aver perdonato l’assassinio dei loro cari e quest’anno le donne scelte sono:
Angela Sorrentino rappresentante della Caritas della Parrocchia S. Gerlando e degli abitanti di Lampedusa che ogni giorno tendono la mano ai tanti profughi.
Margaret Karram, araba, cattolica, di nazionalità israeliana e di origine palestinese. Delegata del Movimento dei Focolari per Israele e Territori Palestinesi fino al 2013, è stata anche membro della Commissione episcopale per il dialogo interreligioso dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici della Terra Santa.
Suor Carolina Iavazzo dopo aver lavorato contro la mafia e l’illegalità al fianco del Beato Don Pino Puglisi oggi è nella “Fraternità Buon Samaritano”a Bovalino (RC), dove ha avviato il Centro di aggregazione giovanile “Padre Puglisi”.
Elena Maximova, presidente a Gomel dell’Associazione Famiglie con figli inabili, nella Bielorussia messa in ginocchio dal disastro nucleare di Chernobyl del 1986. Attraverso la malattia del figlio Maxim, morto l’anno scorso a 30 anni per la paralisi cerebrale, Elena ha reimparato a vivere in solidarietà con le famiglie vittime degli stessi tragici eventi.
Vincenza Riccetti di Pigge di Trevi (Perugia). Moglie e madre di due figli, concilia da anni la sua dedizione ai familiari con l’attività di volontariato presso la casa d’accoglienza “Monsignor Pietro Bonilli” di Trevi, che ospita bambine e ragazze con disabilità psico-fisica e intellettiva.